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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 14:30.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2013 alle ore 14:44.

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Rosario Monteleone (Olycom)Rosario Monteleone (Olycom)

Spese pazze (senza adeguate pezze giustificative) in Regione Liguria costringono alle dimissioni il presidente del consiglio Rosario Monteleone (Udc).
Stamani il politico, che è anche alla guida della commissione rendiconti, proprio quella che dovrebbe vigilare sui bilanci presentati, ogni anno, dai gruppi consiliari, si è presentato in aula affermando di essere stato pugnalato alle spalle.

"Me ne vado – ha affermato Monteleone - con l'amarezza di sapere che qualcuno mi ha voluto vigliaccamente colpire alle spalle, immaginando di fare una furbata. Non posso che essere amareggiato e deluso, ma so che il tempo è signore".
Monteleone, presidente del consiglio ligure dal 2010, è uno dei protagonisti, insieme al governatore Claudio Burlando dell'alleanza politica di centrosinistra che sostiene la giunta della Regione Liguria. Nelle ultime ore, a quanto risulta, sarebbe stato proprio Burlando a suggerirgli di fare un passo indietro, come era successo per i colleghi dell'Italia dei valori, Marylin Fusco e Nicolò Scialfa, dimissionari, prima l'una e poi l'altro, dall'incarico di vicegovernatore.

Per quanto riguarda Monteleone, un'indagine condotta da procura di Genova e guardia di finanza si è appuntata su denaro da lui prelevato, fra il 2010 e il 2011, dai depositi dell'Udc, alimentati con risorse statali. La cifra complessiva ritirata ammonta a circa 189mila euro in 24 mesi e solo per una parte di questa somma sarebbero state presentate adeguate pezze giustificative.
"Mi dimetto - ha aggiunto Monteleone - per la tranquillità di tutti, a cominciare da quella della mia famiglia. Sono da giorni sotto la gogna mediatica, immeritatamente, per due fatture che ho regolarmente rimborsato con gli interessi legali. I conti, fino a prova contraria, quadrano fino all'ultimo euro. Mi rendo conto di avere grandi responsabilità. La più grande è quella di padre. Sono certo che si tratti di un grosso malinteso: in 30 anni di onesta carriera politica ho anche venduto, come amministratore pubblico, beni pubblici per migliaia di milioni e mai sono stato sfiorato da dubbi". (R.d.F.)

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