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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 06:47.

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ROMA
Anche se il negoziato con i francesi di Air France «è difficile» è fondamentale «avere un tavolo aperto con loro. In alternativa ad Air France sarebbero comunque necessarie altre alleanze perché da un primo esame oggi Alitalia da sola difficilmente riuscirebbe a reggere su un mercato volto alla concentrazione». È il messaggio emerso dall'audizione presso la commissione Trasporti della Camera di Massimo Sarmi, ad delle Poste. La ricerca di un'intesa con il partner naturale di Alitalia – perchè ha un accordo commerciale con la compagnia italiana che scade nel 2019 – è la strada maestra, forse l'unica veramente percorribile, per tentare di mantenere in vita il vettore tricolore. Il numero uno del gruppo dei recapiti ieri è uscito per la prima volta alla scoperto da quando ha accettato di imbarcarsi nella nuova impresa che, ammette candidamente Sarmi, «tra tutti gli sviluppi possibili di Poste ovviamente non figurava». Il manager ha spiegato che il negoziato con i vertici di Air France è difficile perchè devono rispondere al loro cda «con i loro 5 miliardi di debiti più la situazione italiana» che richiede un nuovo investimento «che non fa vedere un ritorno in tempi brevi». Quanto al ruolo di Poste, la società sta completando la due diligence, che andrà all'esame del cda domani assieme all'intero dossier sulla partecipazione del gruppo dei recapiti all'aumento di capitale di Alitalia. In quella sede, vedrà presentato anche un piano sulle sinergie attese tra il gruppo postale e il vettore.
«Le sinergie ci sono – ha detto Sarmi – e parliamo di un investimento importante ma non enorme per un gruppo come Poste Italia che investe 5-600 milioni di euro l'anno. È pur vero che l'investimento deve andare a reddito, primo per l'azienda, secondo perché l'ambito regolatorio europeo per prima cosa va a vedere il rispetto dell'investimento produttivo redditizio». Il manager ha in questo modo confermato che la necessità di individuare sinergie costituisce risponde all'esigenza di dimostrate a Bruxelles che l'operazione non è un salvataggio pubblico ma un'operazione con una valenza industriale.
Sarmi ha infine confermato che per il momento le Poste restano alla finestra. «A oggi abbiamo solo inviato una lettera d'intenti non vincolante, perché soggetta all'approvazione degli organi di Poste, ai pareri dell'Ue e all'esito della due diligence che abbiamo già avviato. Non abbiamo versato nulla e non lo verseremo fino alla chiusura dell'operazione di aumento di capitale» ha chiosato il manager, confermando così anche i pesanti paletti che il ministero dell'Economia ha messo alla società. Sarmi ha lasciato poi capire che tra i francesi di AF e il management e i soci di Alitalia la comunicazione non è facile. L'intervento di Poste, ha spiegato, «serve anche per trovare un modo di dialogo che è più naturale, perché quando le grandi aziende si confrontano parlano un linguaggio comune. Air France, pur in difficoltà, ha apprezzato un'interlocuzione con un soggetto che colga i punti critici». Il manager ha comunque precisato che il gruppo per ora segue la vicenda «a distanza perché ancora non siamo entrati, per vedere se fra la posizione finanziaria assolutamente complicata e gli sviluppi del piano c'è spazio per suggellare l'alleanza con i francesi o cercare altre soluzioni».
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