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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 11:11.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2013 alle ore 14:46.

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Dimenticate gli "involtini primavera" a 1 euro l'uno. Metti una sera a cena. Con i magnifici dodici. Sono gli chef "stellati" dei migliori ristoranti cinesi. Nomi che a noi - almeno per adesso - dicono ancora poco. Come ad esempio Chen Wei, discendente diretto del cuoco dell'ultimo Imperatore, Li Yaoyun, uno dei più importanti chef cinesi con più di 50 anni di servizio alle spalle, e Lu Yongliang, Vicepresidente dell'Associazione dell'arte culinaria cinese. Ma, per intenderci, è come se parlassimo dell'icona Gualtiero Marchesi, del milanese (d'adozione) Carlo Cracco, dell'inventore della cucina molecolare Ettore Bocchia superchef del mitico Mistral di Bellagio, o di Davide Oldani di San Pietro all'Olmo, una frazione di Cornaredo (Milano), oppure di Daniel Canzian della cucina italiana contemporanea.

Si comincia, come spesso succede in Asia, con un piccolo show cooking: la scommessa è di tagliare alla julienne - con la mannaia - la lonza di maiale su un palloncino, ovviamente senza farlo scoppiare. La tensione è alta, ma si scioglie in un applauso dopo che, vinta la sfida, un superago fa scoppiare il palloncino-tagliere.
Le sette prelibatezze assaggiate sono state innaffiate da onesti vini veronesi vinificati in purezza e serviti alla giusta temperatura, di gradazione elevata, prodotti dalla Collina dei ciliegi. Il bianco Garganega, asciutto e moderatamente aromatico, e il rosso Corvina, rotondo e morbido.
Antipasti con un mix di pesce e carne accompagnati dai funghi "Mu zer", appena scottati.

Molto apprezzata - e coreografica - la zuppa "Gigli d'acqua": nella fondina, con il saporito brodo di gallina vecchia, ci sono tre polpettine bianche e delicatissime fatte con petto di pollo, uova, maiale, fungo selvatico secco. Forse il piatto, equilibrato, che ha ottenuto i maggiori applausi e consensi da entrambi i sessi. Ma anche i gamberi saltati in frutta fresca, dal classico sapore agrodolce, sono riusciti a conquistarsi la loro parte di notorietà.
A seguire due piatti di carne, del tipo che non possono mancare quando si parla di tradizioni culinarie cinesi: un onesto manzo con peperoni scottati in padella e bocconcini di anatra alla birra molto saporiti che hanno conquistato tutti.
Sono poi arrivati i cento fiori con cicoria, gamberetti, halibut. La serata si è conclusa con un riso (che non poteva mancare) alla salsa d'ostrica, saltato con scalogno, gamberetti, capasanta.

La cena con la dimostrazione culinaria è stata organizzata al ristorante Jubin (Piazza Velasca, 4 a Milano; www.ristorantejubin.it). La serata, organizzata dalla Fondazione Italia Cina e dalla Camera di Commercio Italo Cinese con il patrocinio del Consolato della Repubblica Popolare Cinese a Milano, aveva un chiaro obiettivo: far conoscere le diverse cucine regionali di Pechino. La prossima volta, forse, qualche parola di spiegazione in più non guasterebbe, pur tenendo conto della barriera linguistica. La manifestazione si è inserita in un tour gastronomico della delegazione cinese arrivata in Italia per conoscere le tradizioni culinarie italiane. Gli chef cinesi hanno effettuando un tour enogastronomico grazie al contributo di Lee Kum Kee, produttore di salsa di soia di Hong Kong, che ha già portato alcuni importanti cuochi in diversi paesi europei negli anni passati.La delegazione ha anche visitato la cantina Castello di Vicchiomaggio a Greve in Chianti, il Museo del Pomodoro e il Museo del salame felino a Parma, il produttore di aceto balsamico Acetaia Sereni.

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