Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 06:43.

My24


NEW YORK. Dal nostro corrispondente
James Clapper è un ex generale che ha fatto il suo apprendistato nei servizi nel 1963. È il gran capo dei servizi americani, il coordinatore delle attività di controspionaggio e spionaggio e dunque è il responsabile indiretto delle attività della NSA. Ieri è toccato a lui, e al Generale Keith Alexander, il capo della National Security Agency, l'agenzia più direttamente coinvolta nello scandalo delle intercettazioni su centinaia di milioni di ignari cittadini, inclusi 35 leader stranieri, lanciare il contrattacco americano sullo scandalo intercettazioni: «Lo fanno tutti – ha detto Clapper davanti alla Commissione Intelligence della Camera – noi siamo spiati dagli europei, la Cina usa i canali di comunicazione europei per condurre operazioni di spionaggio anche su di noi e così la Russia».
Non solo, nella linea della difesa emergono altri dettagli, altre smentite: l'America non ha condotto le sue attività di raccolta di metadati da sola, ma ha lo ha fatto «con l'aiuto dei paesi europei in un normale scambio di informazioni per combattere il nemico comune, il terrorismo» ha detto ancora Clapper. Alexander attacca invece la diffusione di informazioni sui metadati pubblicate da numerosi giornali stranieri – e cita esplicitamente l'Espresso – «sono notizie sbagliate le schermate non rappresentano la reale analisi di dati...sono un esempio di pessimo giornalismo e disinformazione». Indirettamente Alexander ci rivela come mai i media americani negli ultimi giorni hanno praticamnete ignorato le rivelazioni di Snowden. Erano forse stati informati dai servizi sulla reale composizione delle informazioni? Di fatto, dice Alexander, avere dei metadati non significa avere accesso o analizzare le comunicazioni, è un monitoraggio normale da cui poi si intrecciano i collegamenti utili all'analisi.
Come dire se su milioni di dati troviamo collegamenti e coincidenze di numeri per sospette attività terroristiche allora parte l'analisi. E lo spionaggio dei leader stranieri? Uguale, non abbiamo studiato le loro conversazioni e di nuovo se abbiamo avuto dati li abbiamo avuti dagli europei. Si citano la Spagna e la Francia. Ma è Clapper a chiamare il Re Nudo: «È dal 1963, dalle mie prime classi sui servizi che ho imparato una regola chiave: carpire e capire le intenzioni dei leader sono una pietra angolare di quello che raccogliamo, analizziamo. E questo vale per tutti...Scandalizzarsi è come scandalizzarsi quando nel film Casablanca i protagonisti scoprono che al Rick's Cafe c'è una bisca», ha risposto Clapper a Mike Rogers, il Presidente della Commissione Intelligence della Camera, un repubblicano del Michigan.
Le audizioni servono per capire come migliorare la trasparenza e riscrivere le regole. Sembra che la Casa Bianca abbia già preso alcune decisioni, per esempio chiederà che i leader stranieri non siano spiati, ma si aspetterà il mese di dicembre per comunicare le revisioni. Nessuno però durante le audizioni ha chiesto dettagli sui rapporti che le agenzie per la sicurezza americana hanno con il settore privato. Proprio Clapper ad esempio è stato un executive della compagnia di consulenza Booz Allen fra il 1996 e il 1997. E John McConnel, un ex ammiraglio che aveva la posizione di Clapper nell'amministrazione Bush è oggi ai vertici della stessa Booz Allen. La società non ha quasi più consulenze nel settore privato e in America genera oltre il 90% del suo fatturato da contratti governativi per la sicurezza. La Booz Allen è il principale consulente privato della NSA ed è la società che ha assunto Edward Snowden, senza sapere che l'ex dipendente della Cia non era del tutto affidabile. L'errore, secondo Fran Montoya direttore del controspionaggio nazionale, è imputabile alla US Investigations Services LLC di Falls Church, in Virginia, un'altra azienda privata incaricata di fare i controlli su affidabilità e passato di un candidato. Ha trascurato il fatto che quando lavorava per la Cia in Svizzera, Snowden aveva già cercato di trafugare documenti. Privata è anche Carlyle, il gigante del private equity con patrimonio pari a 170 miliardi di dollari che rilevò Booz Allen nel 2008.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi