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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 13:59.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2013 alle ore 07:44.

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(Corbis)(Corbis)

Quanto guadagna in media uno stagista? In Piemonte almeno 600 euro al mese, in Basilicata meno della metà. E le regole d'ingaggio per un tirocinio? Tante quante sono le regioni. E comunque troppe con picchi di sperequazione vicini al paradosso, dove una manciata di chilometri può contrarre vertiginosamente l'indennità di partecipazione. Che fare allora per orientarsi in questa Babele?

Le cosiddette Linee guida, una sorta di mappa sottoscritta a gennaio scorso per definire standard minimi a tutta Italia, rimangono un documento delle buone intenzioni che tenta di mettere ordine nel caos delle diverse discipline ma non ci riesce. Prova ne è il fatto che ancora non tutte le regioni si sono date regole precise e lo stage continua ad essere un esperienza del tutto individuale per mettere un piede nel mondo del lavoro, senza bussola, lasciata alla fortuna. In mancanza di un monitoraggio nazionale, i ricercatori di Adapt, l'Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali, scattano la prima istantanea sulla normativa regionale. Un primo piano piuttosto spietato, la cui conclusione vede il fallimento delle Linee guida stesse e la necessità di rifondare su altre basi un quadro di qualità dei tirocini.

«Sulla regolazione dei tirocini incide in modo negativo, al pari dell'apprendistato, la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 che ha affidato alle Regioni importanti competenze in materia di mercato del lavoro che però non riescono a gestire», spiega Michele Tiraboschi, presidente Adapt , allargando la visione oltre i confini nazionali . «Un altro Stato federale come la Germania – aggiunge -, in questa materia, prevede saggiamente una regolazione uniforme sull'intero territorio nazionale che nessuna Regione si sognerebbe di modificare e differenziare dalle altre. Come uscirne? Attraverso un Testo Unico dei tirocini applicabile in ogni parte d'Italia e per ogni tipologia di tirocinio».

La ricerca Adapt rileva che le nuove regole mettono a rischio il "nuovo" stage e si potrebbe vedere spuntare, a un costo decisamente più basso, il vecchio contratto di primo inserimento al lavoro abolito dalla riforma Fornero. La disomogeneità tra le Regioni raggiunge il massimo per quanto riguarda gli importi minimi per i compensi da corrispondere al tirocinante. La sperequazione è netta con indennità minime che variano da 300 a 600 euro per prestazioni che possono essere di uguale valore e contenuto. Le regioni più generose risultano essere l'Abruzzo e il Piemonte – dove gli stage devono essere pagati almeno 600 euro – seguono la Toscana e il Friuli Venezia Giulia (500 euro). Emilia Romagna e Puglia (450 euro), Calabria, Campania, Lazio e Liguria (400 euro), Lombardia e Veneto (400 euro, oppure 300 più i buoni pasto e, infine, Marche (350 euro) Basilicata e Sicilia, che si sono attestate sul minimo indicato dalle Linee guida (300 euro).

Più nello specifico in Piemonte e Friuli Venezia Giulia l'indennità è stabilita "a ore": si va da un minimo di 300 euro fino a 20 ore settimanali, aumentato fino a un minimo di 600 euro (in Piemonte) o 500 euro ( in Friuli Venezia Giulia) per 40 ore. Lo stesso concetto, che vede la corrispondenza fra indennità economica e impegno in termini di tempo, si può rintracciare nelle normative regionali del Lazio (dove l'indennità viene erogata per intero a fronte di una partecipazione minima del 70% su base mensile e, se inferiore, in modo proporzionale) e del Veneto (dove l'indennità è ridotta del 50% a fronte di un impegno orario mensile fino a 80 ore). Anche in Lombardia il tirocinio potrà essere pagato (300 euro invece di 400) se l'impegno del tirocinante sarà pari a un massimo di 4 ore. L'indagine Adapt allarga lo sguardo anche ai soggetti promotori, che sono i veri garanti della qualità dei tirocini. Ma anche qui la nuova regolamentazione regionale è alquanto debole. Di conseguenza – precisa Adapt – "forte è il rischio che come già accaduto negli anni passati le regole di tutela dei tirocinanti finiscano per tradursi un una comoda soluzione alternativa all'apprendistato e agli altri contratti di primo impiego, rendendo ancora più complicato l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro".

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