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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 08:24.

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Slitta a questa mattina la scelta sul voto, palese o segreto, con il quale l'aula del Senato sarà chiamata a pronunciarsi sulla decadenza di Silvio Berlusconi. La Giunta per il regolamento è stata infatti aggiornata dopo che per tutta la giornata è andato in scena un nuovo durissimo scontro tra Pdl e Pd e anche tra grillini e Sel da una parte e la maggioranza dall'altra sui tempi e le modalità del voto.

Ad alimentare la battaglia è stata anche la motivazione della Corte d'Appello di Milano sull'interdizione di Silvio Berlusconi dai pubblici uffici.
Subito dopo l'avvio della riunione della Giunta il Pdl ha chiesto la sospensione dei lavori sostenendo che i giudici milanesi, nel respingere l'eccezione di incostituzionalità della legge Severino, hanno messo «nero su bianco» che la decadenza è una «sanzione amministrativa» pertanto, sostiene il "falco" ed ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma (ma anche la "colomba" Andrea Augello) «è irretroattiva». Una posizione che per il Pd così come per grillini e Sel non è altro che un tentativo «ostruzionistico» per ritardare i tempi del verdetto dell'aula. I democratici, ribattono i pidiellini, stanno cercando con «un colpo di mano di cambiare a maggioranza il regolamento del Senato che stabilisce come il voto debba essere segreto».
Nel frattempo però i senatori erano stati chiamati in aula per il decreto sulla Pa. Un impegno che i senatori del M5S, sostenuti anche dalla presenza di Beppe Grillo in tribuna, hanno sfruttato per chiedere di inserire all'ordine del giorno del 5 novembre il voto sulla decadenza. Richiesta respinta a larga maggioranza dall'aula mentre il capogruppo del Pdl, Renato Schifani, attaccava il presidente del Senato Pietro Grasso che non sospende i lavori per «evitare che il regolamento del Senato venga cambiato con un colpo di mano». La Giunta intanto, dopo essersi riunita in seduta notturna, viene riconvocata oggi alle 9. Ma anche su questo è guerra. Palma aveva proposto di rivedersi il 4 novembre; il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, aveva lanciato l'aut aut: o oggi o avanti ad oltranza. Grasso ha fatto sapere che subito dopo la decisione su "voto segreto sì-voto segreto no" verrà convocata una nuova conferenza dei capigruppo per stabilire la data che non sarà necessariamente dopo la legge di stabilità.

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