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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2013 alle ore 06:48.

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A guardare i numeri, l'industria italiana probabilmente sta cambiando pelle ma certamente non è in declino. La cartina del Bel Paese che infatti viene fuori dalla mappa sulle specializzazioni tecnologiche condotta da Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa guidata da Domenico Arcuri, mette in evidenza un quadro ricco di sorprese. Si scopre, ad esempio, che sono tredici le aree di specializzazione che rappresentano la punta di diamante del nostro sistema produttivo. Rispetto al passato, poi, appare del tutto superata anche la vecchia geografia dei distretti industriali: per ogni singolo settore le specializzazioni sono trasversali, ogni regione si è concentrata su singoli segmenti produttivi, tenuto anche dell'elevata mole di investimenti necessaria per competere sul mercato. Dai distretti locali si è passati, cioè, ai distretti globali. Insomma, si dà conto di come la manifattura tricolore sta cambiando i connotati. L'indagine in questione è stata realizzata insieme alle Regioni per conto del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. L'iniziativa, nello specifico, nasce nell'ambito del Pon Ricerca, finalizzato allo sviluppo dei distretti ad alta tecnologia. Tre gli obiettivi: favorire le politiche di consolidamento, concentrare gli interventi, migliorare la cooperazione istituzionale. Una prima sintesi dei risultati dell'analisi attesta che le "scienze della vita" (la filiera del biotech per intendersi) rappresentano la frontiera tecnologica attualmente più diffusa in Italia, seguite da meccatronica, agroalimentare ed energia. La logistica è, quasi naturalmente, appannaggio del Sud, l'automotive è concentrato al Nord, ma con punte di elevata eccellenza nel Mezzogiorno. In assoluto, la mappatura indica le specializzazioni regionali più robuste in termini di competenze scientifiche, imprese, distretti, centri di ricerca, capacità progettuale, parchi tecnologici e incubatori.
Le risorse e aree
Sono sette i bandi attraverso i quali il Miur ha diffuso o sta diffondendo oltre 3,7 miliardi di contributi: il dato comprende sia risorse per il quale il contributo è stato già assegnato, sia risorse relative a bandi (quali quelli per sostenere la creazione di cluster o progetti di smart cities) in corso. In assoluto, il bando su cui sono state indirizzate le maggiori risorse (anche per la trasversalità dei soggetti potenzialmente beneficiari) è quello relativo alla "ricerca industriale" che ha drenato qualcosa in più di 957 milioni. Seguito dal bando per "smart cities nazionale" (655 milioni stanziati) dal bando per il "potenziamento infrastrutturale" (il contributo si è attestato a quasi 650 milioni). Come detto, sono invece 13 le aree di specializzazione in cui si sta evolvendo il modello produttivo nazionale (aerospazio; agrifood; automotive; cleantech; edilizia e tecnologia per ambienti di vita; economia del mare; energia e ambiente; industrie culturali; made in Italy; mobilità e logistica; scienze della vita; smart communities; smart manufacturing). Da una prima analisi, poi salta all'occhio come circa il 60% dei 3,7 miliardi è stato indirizzato alle quattro regioni della convergenza. Con la Campania a fare la parte del leone con oltre 991 milioni drenati, seguita dalla Puglia con oltre 635 milioni, dalla Sicilia con oltre 619 e dalla Calabria che arriva a più di 481 milioni.
I settori
La specializzazione "scienze della vita" che comprende tutta la filiera del biotech e della relativa attività di ricerca appare la più diffusa sul territorio nazionale, interessando 17 regioni con la sola esclusione di Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Basilicata, qualcosa come 407 imprese (con forte predominanza di quelle per la salute, 235 unità) e quasi 6.800 addetti che si traducono in un fatturato da 43 miliardi nel 2012 (di cui 23 da esportazioni). Non a caso, dunque, i bandi del Pon hanno indirizzato a quest'ambito oltre 851 milioni, il 21% del totale. A seguire, l'area "Ict-tecnologie per le smart communities", ha drenato più di 558 milioni, il 15% del tesoretto distribuito. E poi l'ambito "ambiente" (538 milioni). Significativo anche il drenaggio di risorse (357 milioni) per la specializzazione "smart manufacturing (meccatronica, robotica, nuovi materiali e sistemi di produzione)", presente in 14 regioni, che assomma quasi quatto milioni di addetti e un fatturato (2012) da 836 miliardi. Bene anche l'industria della cultura che coinvolge sei regioni a "forte specializzazione" verso cui sono stati indirizzati oltre 360 milioni; l'aerospazio (13,6 miliardi di fatturato nel 2011 per oltre 50 mila addetti), anch'esso presente in sei regioni equamente distribuite tra Nord, Centro e Sud, cui sono stati indirizzati quasi 175 milioni; e l'agrifood, tra le specializzazioni più diffuse in Italia, interessando 14 regioni (130 miliardi di fatturato nel 2012, +2,3% rispetto al 2011; 63mila aziende totali di cui 6.250 con più di 9 addetti e 2.550 con più di 19 addetti; e 408mila addetti) cui i bandi Pon hanno assegnato quasi 296 milioni.
Le regioni
Infine lo studio offre uno spaccato più verticale su come sono state impiegate le risorse del Pon indirizzate nelle varie regioni. Come accennato, la Campania è quella che si è assicurata la fetta maggiore del totale delle risorse. Dei circa 991 milioni, il 20% (oltre 192 milioni) sono stati assorbiti da aziende dell'ambito biotech. Ma doti cospicue (oltre 131 milioni) sono state indirizzate alla specializzazione "smart manufactoring" (meccatronica; automotive; materiali avanzati) e, ovviamente (in una regione colpita da vent'anni di emergenza rifiuti che tutt'ora è dietro l'angolo), agli ambiti ambientali (123 milioni). Dopo la Campania, è la Puglia l'area verso cui sono state le maggiori risorse Pon Ricerca: il 20% dei 635 milioni sul tavolo sono andati alle imprese attive nel comparto delle "scienze della vita"; e un altro 20% all'Ict. La regione fanalino di coda per risorse ottenute, ovviamente Val d'Aosta a parte (solo 197mila euro), risulta il Molise con poco più di 5 milioni, il 43% dei quali a sostegno di imprese dell'agrifood.

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