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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2013 alle ore 06:44.

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di Gianni Dragoni Come in una partita a poker. Air France-Klm fa filtrare la sua irritazione per le cattive condizioni di Alitalia e minaccia di non sottoscrivere la ricapitalizzazione se non verranno accolte le sue condizioni: un piano industriale efficace e una ristrutturazione dei debiti. Quanto basta per far salire la pressione ai maggiori azionisti italiani di Alitalia (Benetton che teme contraccolpi su Fiumicino e Colaninno, da sempre considerato filofrancese) e alle banche più esposte: l'a.d. di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha detto che «per Alitalia si deve arrivare a un accordo con un partner industriale che deve essere Air France».
Ma proprio i ripetuti messaggi di insoddisfazione fanno capire che Parigi è lungi dall'essere indifferente alla Cenerentola dei cieli. In realtà sta cercando di spuntare le condizioni migliori, come chi compra da un fallimento. Del resto i francesi erano pronti a comprare dal governo Prodi e da Maurizio Prato l'Alitalia pubblica nel marzo 2008, compresi i debiti, con un costo superiore a 3 miliardi. Poi Silvio Berlusconi (con l'aiuto della Cgil di Epifani e della Cisl di Bonanni) respinse i francesi. I quali rientrarono nella Cai, libera da debiti e con il monopolio nei voli nazionali, operazione messa a punto da Intesa guidata da Corrado Passera, con un esborso di soli 323 milioni. Sugli italiani, con la bad company, si scaricò un onere di 3-4 miliardi.
Se si ricorda questo precedente è difficile pensare che i francesi abbandonino senza combattere fino all'ultimo la preda Alitalia, malconcia, ma sempre porta principale d'accesso al quarto mercato d'Europa. Quello che manca è un piano industriale alla base dell'aumento di capitale. Un piano che legittimi anche perché i contribuenti debbano sopportare un altro onere con l'intervento delle Poste, assicurato dal premier Enrico Letta, nel salvataggio Alitalia. L'a.d. di Poste, Massimo Sarmi, ha detto che la negoziazione con Air France è «difficle», ma «i francesi seppure in difficoltà hanno apprezzato di interloquire con una grande azienda». A quanto pare questo non è bastato a impressionare i francesi.
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