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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2013 alle ore 06:47.
di Federico Pirro D alla fine del 2008 anche l'industria nel Sud ha conosciuto in settori labour intensive, flessioni di domanda e di redditività, ricorso agli ammortizzatori sociali, forti difficoltà economico-finanziarie, ristrutturazioni e scorpori di rami d'azienda, quando non anche pesanti riduzioni occupazionali, o vere e proprie dismissioni o messa in stand by (Fiat a Termini Imerese e Irisbus nell'Avellinese, Alcoa nel Sulcis).
Tuttavia proprio dal 2008 - anche per le esigenze di competitività imposte dalla crisi - sono stati completati, sono iniziati o stanno per essere avviati taluni massicci investimenti in stabilimenti e siti produttivi capital intensive di Eni, Enel, Fiat, Ilva, Alenia Aermacchi, Isab, Sorgenia, Terna, per: a) ammodernamenti tecnologici, miglioramento dell'ecosostenibilità e riconversioni di alcuni loro impianti (Eni-Versalis a Priolo, Sarroch e Porto Torres); b) innovazioni di processi e prodotti (Fiat a Pomigliano, Pratola Serra e Melfi); c) programmi di adeguamento a nuove normative ambientali (Ilva); d) incremento di estrazioni e ricerche petrolifere in Basilicata (Eni e Total); e) costruzioni di centrali a turbogas (Sorgenia, En.Plus, Ergosud) e di rigassificatori (Enel a Porto Empedocle); f) potenziamento di linee di trasmissione (Terna), ed anche estesi ampliamenti di insediamenti preesistenti (Alenia Aermacchi).
Tali interventi consentono di affermare che sono stati difesi molti stabilimenti e loro supply chain di valenza strategica per il Paese. Nel Mezzogiorno infatti sono ormai consolidati primati nazionali assoluti nelle seguenti produzioni: 1) del 57% dei laminati piani all'Ilva di Taranto; 2) di piombo e zinco a Portovesme e di fluoroderivati inorganici per l'industria dell'alluminio della Fluorsid a Cagliari; 3) di petrolio estratto in Basilicata e in minor misura al largo della Sicilia; 4) di oltre il 60% della raffinazione petrolifera con i siti di Saras, Isab, Exxon, Eni R&M a Gela e Taranto, e della Ram a Milazzo; 5) di polietilene nei 3 steam cracker della Versalis-Eni a Brindisi, Priolo e Porto Torres; 6) di oltre la metà di auto e veicoli commerciali leggeri, negli impianti di Fiat Auto a Pomigliano e Melfi e della Sevel ad Atessa; 7) della macinazione di grani duri e teneri in vari molini; 8) di paste alimentari; 9) di conserve di pomodori e di legumi.
Nel Sud inoltre si compartecipa con forti quote alle seguenti produzioni nazionali, anch'esse di valenza strategica: 1) di energia da combustibili fossili con le centrali di Enel, Enipower, Edipower, Edison, Sorgenia, E.On, Egl, En.Plus; 2) di energia da fonte solare, eolica e da biomasse; 3) di costruzioni aeronautiche in due dei 5 distretti aerospaziali italiani, localizzati in Campania e Puglia; 4) di nautica da diporto concentrata soprattutto nell'area partenopea; 5) di materiale ferroviario rotabile con i siti della AnsaldoBreda, della Firema a Caserta e Potenza, della Keller a Villacidro e della Mer.Mec a Monopoli (Ba); 6) di farmaceutica, grazie soprattutto agli impianti delle multinazionali Sanofi Aventis, Merck Serono, Novartis, Pfizer, Menarini, e di altre aziende italiane minori come Dompé, Pierrel e Sifi; 7) di industrie olearie e vitivinicole.
Gli stabilimenti da 500 addetti in su nel Sud sono poco più di 60 con sedi produttive di beni e servizi, con circa 80.000 occupati diretti. Diciotto sono le fabbriche che, fra le poco più di 60, superano i 1.000 addetti - pari al 66,4% di quelli impiegati negli stabilimenti da 500 unità e oltre. Le maggiori sono l'Ilva (11.407 diretti), la Sevel in Val di Sangro (6.185), la Sata a Melfi (5.581), la Fiat Auto a Pomigliano d'Arco (4.515), la STMicroelectronics a Catania (3.930).
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