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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2013 alle ore 10:50.

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Un'intelligence "col pilota automatico": il segretario di Stato americano, John Kerry, usa questa espressione per ammettere che con i programmi di spionaggio della Nsa in alcuni casi si è andati davvero oltre: "Troppo lontano", sottolinea il capo della diplomazia Usa. Ed è la prima volta che all'interno dell'amministrazione Obama qualcuno lo dice esplicitamente.

Ma i vertici della più potente agenzia americana di intelligence passano al contrattacco. Non ci stanno a passare come gli unici responsabili di uno scandalo che sta mettendo a dura prova le relazioni internazionali degli Stati Uniti. "La Nsa ha raccolto le informazioni quando gli è stato chiesto di farlo", ha replicato il generale Keith Alexander, togliendosi più di un sassolino dalla scarpa. E puntando il dito in alto.

Parlando al Council on Foreign Relations di Baltimora, Alexander - che tra qualche mese lascerà la guida della Nsa - ha respinto punto per punto le critiche e le accuse mosse al lavoro dei suoi 007, sottolineando come l'ordine di intercettare la cancelliera Angela Merkel e altri leader alleati è arrivato, come sempre, dall'amministrazione, da "responsabili politici" che hanno chiesto di indagare "sugli orientamenti delle leadership dei Paesi stranieri". Tra questi responsabili ci sono gli ambasciatori, ha aggiunto Alexander, lanciando un chiaro atto di accusa verso i vertici che negli anni si sono succeduti alla guida del Dipartimento di Stato.

Non siamo ancora allo scontro tra 007 e amministrazione Obama, ma poco ci manca. E mentre la Casa Bianca (che ha sempre negato di essere a conoscenza dei programmi più spregiudicati della Nsa) ha promesso una revisione dei meccanismi e dei modi con cui i servizi raccolgono dati e informazioni, Alexander ha ribadito l'enorme utilità dei programmi in questione, mettendo in guardia dal dismetterli: "Portiamo in mano un nido di calabroni per il bene del Paese - ha proseguito - e ci piacerebbe metterlo giù, gettarlo via.

Ma se lo facessimo la nostra paura è che si creerebbe un vuoto, e ci sarebbe il rischio di un potenziale nuovo 11 settembre. E così non avremmo fatto il nostro dovere".
Intanto, però, il presidente Obama - una volta venuto a conoscenza dell'ampiezza dell'azione della Nsa - avrebbe già ordinato lo stop non solo alle intercettazioni di molti leader, ma anche a quelle all'interno del Palazzo di Vetro dell'Onu e delle sedi del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

Monta anche in Asia, nel frattempo, il risentimento verso l'amministrazione statunitense, dopo che Der Spiegel e il Sydney Morning Herald hanno svelato che gli Usa e i suoi alleati userebbero le sedi diplomatiche nelle capitali asiatiche come centro di raccolta dati da parte degli 007. Il programma, denominato Stateroom, coinvolgerebbe 80 tra ambasciate e consolati in tutto il mondo. Le capitali asiatiche interessate sarebbero Jakarta, Bangkok, Hanoi, Pechino,Dili (Timor Est), Kuala Lumpur, Malesia e Port Moresby (Papua Nuova Guinea).

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