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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2013 alle ore 08:15.

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di Fabio Pavesi
Che fatica volare in Italia. Più che per i passeggeri, la constatazione vale per gli operatori. Il caso Alitalia è ovviamente il più grave ed emblematico. Pur sgravata dai debiti monstre della vecchia bad company e con una posizione di monopolio garantita per anni sulla Milano-Roma, la nuova Alitalia si è rivelata un drammatico flop. Un miliardo e duecento milioni di perdite cumulate dal 2008, patrimonio pressochè azzerato e debiti sopra gli 800 milioni.
Dal 2012, almeno, i vertici della compagnia presieduta da Roberto Colaninno sanno che ogni giorno che i suoi aerei decollano il bilancio si appesantisce di nuove perdite per oltre 800mila euro. Così è difficile andare avanti. Volare perdendo sistematicamente denaro non è certo la ricetta per fare del business dell'aviazione un affare. Ma se Alitalia è la dimostrazione più evidente dell'harakiri di chi gestisce vettori aerei, non è certo l'unica.
Il crack di Gandalf
Come non ricordare il crac di Gandalf, la piccola compagnia aerea parmense nata nel '99 e poi quotata in Borsa e andata a gambe all'aria nel lontano febbraio del 2004. Perdite record aggravate anche da comportamenti truffaldini dei soci di controllo che, secondo le accuse della Procura, distraevano soldi dalla società e per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per concorso in bancarotta. Ma al di là dei risvolti penali, sono molti i vettori che hanno volato poche stagioni o che pur volando sono in condizioni disastrate sul piano dei conti.
WindJet in concordato
Basti pensare a Windjet, la società nata a Catania nel 2003 e posseduta dall'imprenditore Antonino Pulvirenti la cui licenza di volo è sospesa dall'Enac dal ferragosto del 2012. È dei giorni scorsi la notizia dell'ok dei creditori al piano di concordato preventivo del vettore low cost siciliano. La compagnia sospesa dai voli non fallirà quindi, ma i creditori dovranno rinunciare a parte dei loro prestiti. I creditori privilegiati otterranno il 48% delle somme pendenti su Windjet, mentre gli altri dovranno accontantarsi di un misero 5%. A far prevalere il voto positivo sarebbero state le garanzie economiche promesse dal presidente Antonino Pulvirenti, che ha messo a disposizione il capitale della holding Finaria spa, di cui è titolare.
Ma in condizioni non semplici, pur volando, sono anche Blue Panorama che opera con una licenza provvisoria dal 23 ottobre scorso. Opera tuttora la nuova Livingston, fallita e poi rinata. Mentre è sospesa dall'aprile di quest'anno la licenza ai voli della piccola riminese Air Vallée.
Le perdite di Meridiana
Per non parlare delle vicissitudini di Air Italy assorbita al 100% da Meridiana. Altro importante vettore che sta in piedi solo grazie alle continue ricapitalizzazioni del suo azionista di controllo, il ricco Karim Aga Khan. Meridiana è la copia in piccolo di Alitalia.
La compagnia tuttora sul filo del rasoio ha sempre bruciato denaro. Solo negli ultimi sei anni ha cumulato perdite per quasi 300 milioni.
Cosa lega tutte qeuste realtà? Per continuare a operare con la licenza dell'Enac le compagnie devono sottostare a requisiti di sicurezza ma anche finanziari. Se una società mostra di non avere capitale sufficiente ovvio che la licenza venga sospesa. E per molte di queste provare a guadagnare nei cieli si è rivelata impresa improba. Il settore ha forti costi operativi. Devi pagare i leasing degli aerei; il carburante e costi del lavoro spesso più alti di una normale impresa indistriale. E l'unico modo per avere ricavi che superino i costi è viaggiare con gli aerei sempre pieni. Se non ci si riesce, si comincia a perdere e ci si avvita su se stessi. Business difficile quindi, da non lasciare in mani inesperte. Pena il fallimento.
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