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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2013 alle ore 08:38.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:37.

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Il presidente della Fiat, John Elkan (Ansa)Il presidente della Fiat, John Elkan (Ansa)

Lunedì sera a New York ci sarà un esperimento "transatlantico": invece delle solite celebrities, alla cena mondana in cravatta nera organizzata da «La Fondazione» alla Morgan Library, John Elkann, uno dei premiati, ha deciso di invitare al suo tavolo solo giovani talenti italiani. Dodici promesse della nostra cultura che si stanno affermando allo stesso tempo in America e in Italia nelle discipline più diverse, dalla danza (Marco Pelle) al design (Giorgia Lupi), dalla fotografia (Sebastiano Tomada) alla storia dell'arte (Viviana Bucarelli), dalla gastronomia (Matteo Bergamini) alla letteratura (Alessandra Mirra).

Nel suo intervento Elkann parlerà dei vantaggi impliciti nel rafforzamento delle relazioni transatlantiche, sia che si tratti di cultura o di industria: «I ragazzi invitati al tavolo Fiat – ci ha detto Elkann – sono un bell'esempio dell'Italia migliore, che accetta la sfida e non ha paura di confrontarsi negli spazi aperti». Elkann, che riceverà il premio da Robert Thomson, il numero uno della divisione media di Newscorp, ha ben chiara l'importanza di una finestra americana, sia sul piano personale sia su quello professionale. «Per questi ragazzi superare i confini di partenza e abbracciare la dimensione internazionale è importante per una vita di successo in tutti i campi, come lo è stato per la Fiat l'accordo con Chrysler».

I giovani scelti da Elkann sono anche lo specchio di altri talenti, sempre italiani, già affermati da anni sul piano globale, anche loro, grazie a un passaggio americano, come Isabella Rossellini, Umberto Eco, Arnaldo Pomodoro, Renzo Piano. Fanno parte del Comitato Scientifico de «La Fondazione», un'operazione non profit nata l'anno scorso, originariamente sotto l'ombrello dell'Istituto Italiano di Cultura a New York, per facilitare e promuovere lo scambio culturale bilaterale: se il terreno è fertile, mancano però i fondi per irrigarlo.

L'Istituto aveva ed ha, dopo i drastici tagli di bilancio per la crisi italiana, disperato bisogno di finanziamenti per la sua missione di collegare le due sponde dell'Atlantico. Organizzare una fondazione di diritto americano per raccogliere i fondi è stata la risposta del direttore, Riccardo Viale, già nell'estate del 2012, dopo un brainstorming organizzativo con potenziali donatori. E quando abbiamo chiesto al ministro degli Esteri Emma Bonino quale fosse la sua posizione sui margini di autonomia degli Istituti per autofinanziarsi, la sua risposta è stata chiara: «Gli Istituti di Cultura sono la diplomazia culturale per il nostro patrimonio artistico, la nostra lingua e la nostra cultura e dunque per la nostra economia e per il nostro potenziale di sviluppo. Trovare autofinanziamenti e attirare investimenti fa parte del mandato dei direttori». Lo prevede anche la legge che di fatto impone che i direttori degli Istituti di Cultura raccolgano fondi da «associazioni, fondazioni e privati sia italiani che stranieri che possono partecipare finanziariamente all'attività degli istituti». Tutto sembra possibile dunque, con un limite non da poco: in America i fondi donati alle istituzioni italiane non sono deducibili per mancanza di uno status fiscale adatto. «La Fondazione» viene perciò costituita come "501 c-3", la sezione che regola le non profit nel codice americano e consente la totale deducibilità fiscale ai donatori. Cosa che in Italia continua ad essere impossibile.

Riemerge così un problema ricorrente, che il nostro governo dovrebbe affrontare rapidamente: quello della totale deducibilità fiscale dei contributi alle fondazioni, sia nel nostro Paese che per le attività di raccolta di fondi all'estero destinati agli istituti. Se si dà per scontato che la cultura sia uno dei nostri patrimoni economici principali, se si vuole incoraggiare il passaggio per l'America, lo snodo essenziale per puntare di rimbalzo su un'affermazione globale, il nodo va risolto. È un peccato ad esempio che non ci sia chiarezza sulla compatibilità fra deducibilità locali e lo stato giuridico italiano degli istituti. Una soluzione potrebbe essere quella di avere una fondazione locale dedicata all'erogazione esclusiva all'istituto delle donazioni.

Oggi intanto «La Fondazione» al suo secondo gala ha finito con l'essere più distante dall'Istituto sul piano formale rispetto alle intenzioni originarie ed è totalmente autonoma – «Lo è – spiega Viale – anche per il livello di eccellenza culturale dei membri del Comitato Scientifico: la Fondazione propone progetti che possono essere accolti dall'Istituto, ma se non interessano saranno proposti altrove». In attesa di capire come si potranno eliminare le incertezze giuridiche che rischiano di tenerci indietro nello sgomitare multiculturale che, da ogni parte del mondo, cerca di affermarsi in America, domani sera i giovani talenti raccolti da Elkann porteranno anche un altro messaggio forte: tutti, pur nelle difficoltà italiane, sono cresciuti nelle rispettive discipline senza troppi aiuti, grazie alla loro tenacia e alla loro curiosità per nuovi orizzonti.

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