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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2013 alle ore 18:29.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2013 alle ore 19:15.

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Sovraffollamento carcerario e durata dei processi. Sono le emergenze per la quali l'Italia è sotto esame da parte del Consiglio d'Europa. I due temi saranno affrontati lunedì 4 novembre a Strasburgo dal ministro della giustizia Annamaria Cancellieri. Dagli ultimi dati della Corte europea dei diritti umani, aggiornati al 28 ottobre di questo anno, l'Italia è seconda solo alla Russia per numero di ricorsi pendenti. I due Paesi hanno rispettivamente 14.550 e 18.750 ricorsi. Cifre astronomiche se si considera che i 37 paesi che non si trovano nella top ten dei ricorsi pendenti, ne hanno in totale 19.350.

Migliaia di ricorsi per il sovraffollamento carcerario
Per l'Italia oltre la metà riguardano un unico problema, quello del ritardo nei pagamenti dei risarcimenti dovuti, in base alla legge Pinto, a chi è stato vittima di un processo durato troppo a lungo. La Corte di Strasburgo ha inoltre già iniziato l'esame di 730 ricorsi ricevuti dai detenuti delle carceri italiane che si lamentano delle condizioni a cui sono sottoposti a causa del sovraffollamento. Ma la Corte fa anche sapere di aver ricevuto, dopo la sentenza Torreggiani con cui l'Italia è stata condannata per il sovraffollamento carcerario, circa altri 2.500 ricorsi dai detenuti italiani.

Un anno di tempo per trovare una soluzione
Se quello della lentezza della giustizia è un problema che l'Italia si porta dietro ormai da oltre 20 anni, e per cui è stata ripetutamente condannata dalla Corte di Strasburgo, quello del sovraffollamento carcerario è un problema emerso solo recentemente, ma su cui l'Italia deve agire immediatamente. Infatti con la sentenza Torreggiani la Corte le ha dato un anno per trovare una soluzione. I giudici sono stati molto espliciti. Entro maggio dell'anno prossimo l'Italia dovrà aver messo a punto «un ricorso o una combinazione di ricorsi che abbiano effetti preventivi e compensativi e garantiscano realmente una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento carcerario in Italia». Se questo non dovesse avvenire, la Corte ricomincerà a esaminare tutti i ricorsi ricevuti dai detenuti, condannando l'Italia a pagare gli indennizzi che potrebbero costarci tra i 60 e i 70 milioni

Più opportunità di lavoro

Al congresso dei radicali italiani, sabato 2 novembre, il ministro Cancellieri ha illustrato le linee del piano anti degrado, partendo da una convinzione: «serve un cambiamento culturale, una rivoluzione copernicana perché il sovraffollamento è solo il problema peggiore. Quel che deve cambiare è l'approccio; quel che conta è la possibilità di vita e l'opportunità di lavoro». E ha assicurato: «Sono pronta ad andare a Strasburgo a testa alta per dimostrare che l'Italia è un Paese civile». Annunciando che «entro il mese di dicembre ci saranno 2.500 posti in più nelle carceri, entro maggio altri 4.500».

Popolazione carceraria ridotta
Insomma, prima di affrontare il Parlamento per le telefonate con i Ligresti, il ministro della Giustizia a Strasburgo dovrà convincere l'Europa che l'Italia ha già avviato quegli interventi che dovrebbero consentire di evitare nuove condanne per le condizioni di vita nelle nostre carceri da parte della Corte. Interventi che vanno dalla depenalizzazione dei reati minori, all'estensione delle misure alternative, al lavoro esterno, all'introduzione di un modello di "detenzione aperta" in cui i detenuti abbiano maggiori spazi per l'attività lavorativa e la socializzazione. Misure che hanno consentito di ridurre la popolazione carceraria, che è passata dai circa 69mila detenuti del 2010 agli attuali 64.564. Non solo. le nuove norme hanno consentito di limitare anche il ricorso alla custodia cautelare, tanto che il numero di detenuti in attesa di giudizio di primo grado è sceso a 12.348 unita. A questi vanno aggiunti 6.355 detenuti in attesa dell'appello e 4.387 in attesa del ricorso in cassazione. Complessivamente dunque sono 20.744 detenuti: «una riduzione del 25% rispetto a quanti ne avevamo nel 2009».

Ipotesi amnistia e indulto
Quel che servirebbe davvero, e il ministro lo dirà anche in Europa, è però un provvedimento di amnistia o indulto che possa consentire di svuotare davvero le carceri e portare a termine quegli interventi strutturali che non possono essere fatti con questi numeri. «Le scelte appartengono al Parlamento - ha ribadito la Cancellieri - e quindi sarà il parlamento sovrano che deciderà se adottarle o meno. Per quel che mi riguarda, ritengo che sia uno strumento assolutamente importante e direi anche significativo».

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