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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2013 alle ore 08:30.

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e Adele Seniori Costantini
Nell'antica Grecia i templi di Asclepios, che erano anche luoghi di cure mediche, venivano eretti dove l'aria era pura. Per secoli si è pensato che molte epidemie fossero colpa dell'aria contaminata – e ancor oggi chiamiamo malaria una malattia causata in realtà da un protozoo trasmesso da zanzare. Nel 1825 Francesco Puccinotti, medico famoso, scriveva a Giacomo Leopardi che a Recanati «l'aria è pura e salubre». Nella prima metà del secolo scorso, in era pre-antibiotica, i sanatori per la cura della tubercolosi si costruivano in montagna, nella speranza che l'aria pura favorisse la guarigione. Per contro, chiunque vivesse nello smog di Londra, Los Angeles, Milano negli anni Cinquanta non poteva sottrarsi al l'idea che quell'aria facesse male. Insomma, nel senso comune l'aria pulita è associata alla salute e l'aria inquinata alle malattie.
A livello scientifico, è l'epidemiologia che indaga la distribuzione geografica e le cause delle malattie nelle popolazioni di tutto il mondo. L'epidemiologia contemporanea, cardine delle strategie di prevenzione deve, quanto e più della medicina, basarsi su prove; deve essere cauta prima di dichiarare che un fattore ambientale è causa di malattia, perché esserne sicuri non è facile come potrebbe sembrare. In effetti si è acquisita da tempo la nozione che l'aria inquinata possa causare malattie respiratorie, cardiovascolari ed allergiche. Per quanto riguarda i tumori, invece, ottenere prove «al di là ogni ragionevole dubbio» è stato il risultato di un processo assai lungo: per questo è particolarmente significativo che oggi sia stato raggiunto il terzo grado di giudizio. La International Agency for Research on Cancer (con sede a Lione, è il ramo dell'Oms che ha la delega per i tumori), diretta dall'epidemiologo britannico Christopher Wild, il 17 ottobre 2013 ha classificato l'inquinamento atmosferico nel gruppo I dei cancerogeni: cioè tra quelli certi (vedi http://www.iarc.fr/en/media-centre/iarcnews/pdf/pr221_E.pdf). Gli inquinanti dell'aria sono sia sostanze gassose o volatili (ossido di carbonio, anidride solforosa, ossidi dell'azoto, idrocarburi policilici, altri composti organici), sia microparticelle solide, chiamate in genere polveri sottili (PM10 o PM2.5, a seconda che siano piccole o piccolissime): sono proprio queste che vengono incriminate come causa di tumori (perciò i ciclisti con le mascherine, che tanti guardano come se fossero marziani, fanno bene a sensibilizzare il pubblico al problema).
Il documento dell'Iarrc (che verrà pubblicato come Monograph n.109) riguarda su scala mondiale centinaia di migliaia di casi di tumori, specificamente del polmone e della vescica urinaria. Dal punto di vista quantitativo l'impatto dell'inquinamento atmosferico sull'insorgenza dei tumori è probabilmente simile a quello del fumo passivo; mentre il fumo attivo delle sigarette è causa di gran lunga più potente (almeno di 20 volte). Riguardo ai meccanismi attraverso i quali l'aria inquinata aumenta il rischio di cancro, alcuni inquinanti sono mutageni-cancerogeni, e le polveri sottili possono veicolarli. Un'altra ipotesi è che le microparticelle siano irritanti per le cellule epiteliali che rivestono i bronchi ed i polmoni, tanto da stimolarle a dividersi: siccome ad ogni divisione cellulare qualche mutazione del Dna è inevitabile, aumenta il rischio che capiti anche una di quelle mutazioni che contribuiscono a trasformare una cellula normale in tumorale. Forse perché noi, cioè la specie umana, ci decidiamo a fare qualcosa per diminuire l'inquinamento atmosferico c'era bisogno di un altro allarme: ora lo abbiamo avuto. Le Monographs della Iarc sono caratterizzate da una preparazione lunga e rigorosa, eseguita da esperti di diversa estrazione che dibattono ad oltranza finché non si raggiunge un consenso. Il merito di avere concepito le Monographs, e poi di averle portate al livello di autorevolezza indiscussa che tuttora conservano, è stato di Lorenzo Tomatis, direttore di Iarc dal 1982 al 1993, che per anni abbiamo conosciuto come collega e come amico.
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