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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2013 alle ore 18:48.

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Un'alluvione dell'Arno come quella del 1966? "Nel 2016 sarà evitabile, grazie agli interventi che abbiamo attivato negli ultimi tre anni e che completeremo nei prossimi", promette Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, nel giorno del 47esimo anniversario della catastrofe (36 vittime e danni incalcolabili al patrimonio culturale) che segnò per sempre Firenze e i fiorentini. Un giorno, il 4 novembre 1966, ricordato con una seduta solenne del Consiglio comunale di Firenze, il lancio di una corona d'alloro in Arno, una messa e la deposizione di fiori.

Il presidente della Regione annuncia anche il debutto degli argini gonfiabili, sistemi mobili di protezione temporanea dalle piene, usati soprattutto nei Paesi nordeuropei (è in corso la gara da cinque milioni di euro per acquistare, montare e manutenere 3,5 km di argini gonfiabili e 2,2 km di paratie).

A determinare il cambio di linea nella difesa del suolo, secondo Rossi, sono state due leggi regionali: la 21 del 2011, che ha introdotto il vincolo di inedificabilità sulle aree ad alto rischio idraulico, circa mille chilometri quadrati pari al 7% del territorio regionale; e la legge 35 del 2011, che ha previsto il commissariamento anche per la mitigazione del rischio idraulico, permettendo alla Regione di commissariare i Comuni di Figline Valdarno e di Signa, in provincia di Firenze, per completare le due casse di espansione (da 11 milioni di metri cubi d'acqua) che si erano arenate nelle maglie della burocrazia.

E' così che nel giro di tre anni, dal 2011 al 2013, sono stati sbloccati investimenti per 160 milioni di euro che, aggiunti agli altri interventi di difesa del suolo a seguito di alluvioni (in Lunigiana nell'ottobre 2011; a Massa e Grosseto nel novembre 2012; in larga parte della regione nel marzo 2013), portano il totale degli investimenti pubblici a 350 milioni. Per il 2014, ha annunciato Rossi, l'obiettivo è di sbloccare i restanti 57 milioni di fondi già stanziati e non ancora spesi, e di aggiungere altri 50 milioni (già inseriti nel bilancio regionale), per un totale di investimenti superiori a 100 milioni. "Grazie a un ritmo di investimenti di 100-120 milioni all'anno – ha affermato il presidente regionale – possiamo prevedere un notevole miglioramento della situazione del bacino dell'Arno nei prossimi anni".

In aiuto, sollecita la Regione Toscana, potrebbe venire il Governo se "escludesse dal patto di stabilità almeno 50 milioni di investimenti per la difesa del suolo e la mitigazione del rischio idraulico". E sempre al Governo la Toscana chiede di velocizzare il futuro rilascio dell'autorizzazione per l'innalzamento della diga di Levane, che permetterà di trattenere 10 milioni di metri cubi d'acqua. Il progetto sarà presentato nel 2014 e la Regione Toscana mette le mani avanti: "Mediamente l'ufficio Grandi rischi al ministero delle Infrastrutture impiega sette anni per sbrigare le pratiche, facciamo un appello affinché i tempi siano compressi". "Il ministero seguirà il progetto così da accelerarne l'iter e arrivare in pochi mesi a concedere l'autorizzazione", ha fatto sapere a stretto giro il sottosegretario Erasmo d'Angelis, che nei giorni scorsi si era indignato per le scarse risorse (180 milioni in tre anni) stanziate dal "suo" Governo per la difesa del suolo nella Legge di stabilità. Su un punto le istituzioni sembrano concordare: non è più possibile aspettare i tempi della burocrazia, le opere vanno fatte se si vuole evitare una catostrofe come quella del 1966.

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