Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2013 alle ore 11:43.
L'ultima modifica è del 04 novembre 2013 alle ore 13:05.

My24

Anche nella gestione del personale, le regole sono cambiate appena in tempo: secondo i dati ministeriali 37 università statali su 63 dedicano agli stipendi più del 90% del fondo di finanziamento ordinario, cioè più del limite che in base alle vecchie norme avrebbe stoppato ogni assunzione. Il decreto attuativo della riforma Gelmini (Dlgs 49/2012) ha messo in campo regole più flessibili, che prima di tutto mettono in rapporto le spese per stipendi alle entrate complessive, tasse universitarie comprese, e non più al solo finanziamento statale.

Quando i conti traballano, però, non c'è cambio di regole che tenga. Con la nuova disciplina il blocco totale del turn over non scatta da nessuna parte, ma 23 atenei, soprattutto del CentroSud, ottengono spazi minimi, che in pratica congelano o quasi gli organici.
I dati sono contenuti nelle tabelle allegate al decreto sui «punti organico», cioè il provvedimento con cui il ministero ha distribuito fra le università le chance di assunzione: a livello complessivo, il turn over nell'università quest'anno permette un ingresso ogni cinque uscite, ma gli spazi per ogni ateneo dipendono dalle condizioni del bilancio.
Il tutto si misura in termini di «punti organico», unità di misura che equivale al costo medio di un ordinario: 23 atenei ottengono meno di 3 punti e in sei (tutti al Sud) ne ricevono meno di uno. A Campobasso, Cassino, Teramo, Benevento, Reggio Calabria e Foggia, in pratica, sarà possibile solo qualche promozione (il passaggio da associato a ordinario "costa" 0,3 punti), ma nessun nuovo ingresso.

Le nuove tabelle, con la cancellazione di una «clausola di salvaguardia» prevista solo l'anno scorso, hanno provocato forti oscillazioni fra gli atenei: in valore assoluto Bologna si conferma la "regina" dei punti organico, mentre in rapporto alle dimensioni risaltano i dati di piccole realtà come la Sant'Anna e la Normale di Pisa, Catanzaro e l'università per stranieri di Siena. La Sant'Anna è l'ateneo di provenienza del ministro dell'Università Maria Chiara Carrozza, ma la distribuzione dei punti organico nasce ovviamente dall'applicazione matematica dei parametri di legge; gli stessi parametri che hanno chiuso o semi-chiuso le porte nei 23 atenei citati prima.

L'indicatore-chiave è quello della spesa per stipendi, che non deve superare l'80% delle entrate complessive. In 10 casi, la soglia di allarme è superata, e il vertice si raggiunge in Molise dove il personale assorbe più del 92% delle entrate complessive; appena sotto si incontra Cassino, dove se ne va in stipendi l'89% degli introiti. All'altro capo della classifica, dietro a Sant'Anna, Normale e Sissa, arriva il Politecnico di Milano, che primeggia fra le grandi università spendendo in stipendi meno del 54% delle entrate: bene anche Roma Tre e gli altri due grandi poli milanesi, Statale e Bicocca, che si attestano al 62-63%, mentre alla Sapienza gli stipendi impegnano 76 euro ogni 100 di entrata.
Una via considerata «virtuosa» per aiutare i bilanci con il fiato corto è quella del finanziamento esterno, ottenuto dalle università con progetti di cattedre e ricerca che trovano un sostegno da soggetti privati. Questo, almeno, in teoria, perché i numeri allegati al decreto ministeriale raccontano una storia diversa. A guardare i conti, i mecenati dell'accademia fanno la fila per finanziare l'università di Potenza, che raccoglie per questa via il 31,6% delle risorse per il personale, o per aiutare gli atenei di Cagliari e Sassari, dove il 10-12% delle spese sono pagate da esterni, mentre i Politecnici di Milano e Torino si devono accontentare del 2,3-2,4% e alla Statale di Milano arrivano briciole (2,4 milioni, l'1% delle spese e un settimo dei 14 milioni raccolti a Cagliari). La geografia dei finanziamenti mostra che i privati c'entrano poco, e che la maggioranza di queste risorse sono esterne di nome ma pubbliche di fatto, perché arrivano dalle Regioni.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi