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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2013 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:37.

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In Germania, in media, un'azienda effettua 9 versamenti fiscali l'anno e impiega 218 ore nell'arco dei 12 mesi a compilare, preparare moduli e pagare le tasse. La pressione fiscale totale sulle imprese (Total tax rate) è del 49,4% dei profitti. Sono dati del «Doing business 2014», ed è interessante vedere come in campo fiscale si muovano i Paesi nostri "concorrenti" in Europa. E allora scopriamo che nelle 189 economie esaminate nel rapporto, per facilità di pagamento delle imposte (sempre relativamente alle imprese) la Germania è 89esima, superata alla grande dalla Danimarca, che si attesta al dodicesimo posto, dal Regno Unito, che è quattordicesimo davanti a Norvegia (17), Finlandia (21) e soprattutto al "campione" Irlanda (sesta), mentre la Francia se la cava con un 52° posto. L'Italia è maglia nera, anzi nerissima: sui 189 Paesi del mondo esaminati il nostro Paese si trova al 138° posto, a distanze siderali dagli scandinavi (anche la Svezia è ben messa, al 41esimo), ma con un notevole distacco pure dal sistema tedesco, a quanto pare dalla classifica non semplicissimo da gestire.
L'Italia, tra l'altro, è anche uno dei Paesi del mondo (si veda il grafico qui accanto), in cui il Total tax rate è più elevato, visto che è pari al 65,8 per cento. Da noi, un'azienda effettua 15 versamenti l'anno e questo le porta via 269 ore di tempo, contro le 130 delle imprese danesi o le 132 dei francesi, che di pagamenti ne fanno solo sette.
Anche la Spagna se la passa meglio di noi, sotto il profilo del fisco per le imprese: 8 pagamenti all'anno, 167 ore di tempo, un tax rate del 58,6% e un complessivo 67° posto in classifica. Scomponendo il Total tax rate, si vede che la tassa «corporate» è al 21,2% e che il 36,8% invece è dato dai contributi previdenziali. Un dato, questo dei contributi, che in Italia è del 34,8, cui va però aggiunta un'ulteriore quota per il Tfr (8,6). La corporate tax (Ires) è "solo" il 13,6%, peccato che poi ci siano Irap, Imu, bolli vari e una lunga lista di imposte e balzelli che fa schizzare il total rate.
Sempre in Europa, il Regno Unito si segnala per una tassazione nettamente più leggera sulle imprese. Una corporate tax del 21,6%, ma contributi previdenziali pagati sul lavoro molto ridotti, pari al 10,6%, insieme ad altri balzelli di entità veramente minima fanno sì che alla fine il Paese si attesti su un Total tax rate del 34%, notevolmente inferiore alla media Ocse, che è del 41,3 per cento. Ancora più leggera la pressione fiscale in Irlanda, che negli anni passati ha puntato molto sugli investimenti esteri e ha cercato di creare un ambiente favorevole alle imprese: una tassa «corporate» del 12,5% e i contributi previdenziali al 10,75% sono determinanti per avere una pressione finale complessiva sulle aziende del 25,7 per cento. Le imprese irlandesi, inoltre, impiegano solo 80 ore annuali a preparare moduli e pagare tasse. Un vero record, considerando una media Ocse di 175 ore annue.
Fuori dall'Europa, gli Stati Uniti, che ovviamente attraggono investimenti, a prescindere dalla pressione fiscale, per le potenzialità stesse del loro mercato, si trovano al 64° posto per la "facilità" del sistema fiscale: 175 le ore annue dedicate ai pagamenti malgrado la grande diffusione della modalità online e una corporate tax del 27,9% (media Ocse del 16,19), ma solo il 9,9% di contributi previdenziali contro il 23,1% dell'Ocse.
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