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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2013 alle ore 09:26.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2013 alle ore 12:42.

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Per il momento l'ipotesi di reato è la calunnia nell'inchiesta sui depistaggi legati al sequestro dello statista democristiano Aldo Moro. Ma le perquisizioni che in queste ore sta compiendo il Ros dei carabinieri nell'abitazione di Giovanni Ladu, ex sottoufficiale della Guardia di finanza, potrebbero svelare retroscena inediti sull'affaire Moro.

Il nome dell'allora brigadiere in congedo, autoaccusatosi di aver fatto parte dell'organizzazione para-militare Gladio, è finito nel registro degli indagati del sostituto procuratore di Roma, Luca Palamara. L'ipotesi, almeno per ora, è che in due diverse occasioni – una delle quali sotto il falso nome di Oscar Puddu – Ladu avrebbe fornito false informazioni all'ex giudice Ferdinando Imposimato.

Notizie che non troverebbero conferme certe e che sono state utilizzate dall'allora magistrato per due diversi libri sul caso Moro: ‘Doveva morire' e il recente ‘I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia', che ha spinto anche il Parlamento a proporre l'istituzione di un'apposita commissione d'inchiesta. Ma nelle rivelazioni dell'ex militare qualcosa di vero potrebbe esserci: nessuno, al momento, può escluderlo.

Come il ruolo che avrebbe avuto Steve Pieczenik, consulente del Dipartimento Usa in materia di terrorismo dal 1978: intervistato lo scorso 30 settembre, nel corso del programma Mix24 condotto da Giovanni Minoli su Radio 24, Pieczenik ha sostenuto di aver collaborato con le autorità italiane durante il sequestro Moro per attuare una "manipolazione strategica al fine di stabilizzare la situazione dell'Italia". E così, il 16 marzo 1978, giorno in cui si doveva votare la fiducia all'allora Governo di Giulio Andreotti, Moro fu sequestrato in via Mario Fani a Roma. Il nome di Andreotti, poi, compare negli elenchi del sottufficiale Ladu assieme ad altri personaggi che avrebbero avuto un ruolo nella vicenda: Francesco Cossiga, Pietro Musumeci, generale del Sismi all'epoca della strage di Bologna, Carlo Donat-Cattin, sindacalista ed esponente di spicco della Democrazia cristiana, Benigno Zaccagnini, tra i fondatori della Dc, il colonnello Giuseppe Belmonte, già coinvolto nelle vicende della P2 e dei servizi segreti deviati, altri personaggi dell'allora Sismi e dei servizi inglesi, tedeschi e bulgari.
Tuttavia, c'è da dire che ad oggi mancherebbero le conferme ufficiali. Ed è per questo che il nome di Ladu è finito nel registro degli indagati per calunnia. Secondo questo primo impianto accusatorio, "falsamente incolpava, sapendoli innocenti, i vertici istituzionali e militari nonché le autorità di polizia giudiziaria dell'epoca, di essere stati a conoscenza del luogo nel quale l'onorevole Moro era tenuto ostaggio da parte delle Brigate Rosse". In particolare, "contrariamente al vero, affermava che, presso lo stabile di via Camillo Montalcini 18, nel piano sovrastante l'appartamento nel quale Moro era segregato, vi erano apparati dei servizi di sicurezza militari che stavano intercettando le conversazioni tra Moro e i suoi carcerieri e che pur essendo i vertici dello Stato a conoscenza di tale circostanza, volontariamente si era scelto di non intervenire per consentire la liberazione di Moro prima della sua successiva uccisione". Le carte giudiziarie, al momento, dicono questo. Ma gli sviluppi dell'inchiesta sono tutti da verificare.

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