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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2013 alle ore 06:41.

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MILANO
Il Pd milanese cambia segretario. E, forse, anticipa una tendenza che potrebbe riproporsi anche a livello nazionale, dentro il partito, una volta chiuso il palcoscenico delle primarie. Ieri notte, dopo le 23, è stato eletto il nuovo leader democratico di Milano: sulla carta ad avere più voti era il giovane renziano Pietro Bussolati, già vincitore al primo turno contro altri tre candidati, Arianna Cavicchioli, Arianna Censi e David Gentili. Al ballottaggio sono così andati ieri Bussolati e Cavicchioli, che se la sono giocata fino all'ultimo voto: 89 a 64.
Il dato politico più interessante è l'incrocio di alleanze. Qui a Milano, al secondo turno, la maggioranza dei "civatiani", che al primo turno sosteneva Gentili, si è schierata con il candidato vicino a Matteo Renzi, Bussolati appunto. Pippo Civati non si è manifestato apertamente, più concentrato nella competizione nazionale e desideroso di non interferire nelle dinamiche locali. Ha solo fatto sapere che in realtà, lui avrebbe preferito «l'unione di tutto il suo gruppo, per un'operazione meno confusa». Tant'è. Quelli che venivano definiti i "suoi" uomini alla fine hanno fatto una sorta di scelta generazionale. Per cui lo sbocco naturale è sembrata la collaborazione con il trentenne Bussolati. I rappresentanti più importanti di quest'area sono l'assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, il consigliere milanese Carlo Monguzzi e il capogruppo a Palazzo Marino Lamberto Bertolè.
Certo, a livello locale gli schemi nazionali non possono essere riprodotti con precisione. Le dinamiche del consenso sommano all'appartenenza politica i ruoli ricoperti in città. Se Pietro Bussolati è stato, infatti, nettamente sostenuto dai renziani, e Arianna Cavicchioli è stata supportata chiaramente dall'area di Gianni Cuperlo, per gli altri due gli schieramenti sono stati meno definiti. Arianna Censi appartiene all'area Dem di Fassino e Franceschini, mentre David Gentili piaceva sia a qualche cuperliano che a un gruppo di dieci civatiani. Poi, al secondo turno, le carte si sono rimescolate, e così la maggior parte dei civatiani sono andati con Bussolati. Gli altri, pochi, hanno preferito Cavicchioli.
I conti erano incerti fino all'ultimo, perché per regolamento il voto è segreto. A votare, al secondo turno, sono stati i soli delegati, 155 in tutto. Di questi, 52 erano sicuri sostenitori di Bussolati; almeno altri 25 erano quelli di Censi, passati al trentenne renziano; e almeno 8 supportavano Gentili. Si è temuto fino all'ultimo che ci potesse essere una maggioranza risicata, che avrebbe ridotto il successo di Bussolati costringendolo magari a qualche alleanza per la formazione della nuova segreteria. Il segretario uscente, Roberto Cornelli, sostiene Cavicchioli. Ma alla fine per il vincitore è andata meglio del previsto con 89 voti.
Più in generale, i fautori di Bussolati sostengono che per la prima volta il partito locale diventa contendibile, con correnti che non si mettono d'accordo prima ma si contrappongono in modo trasparente. I detrattori dicono invece che in realtà insieme al giovane renziano rientrerebbero dalla finestra anche vecchi dirigenti.
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