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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2013 alle ore 06:45.

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NAPOLI
Mentre a Roma si discute, Pompei finisce a pezzi. La parafrasi di Tito Livio fotografa alla perfezione lo stato dell'arte nel sito archeologico meglio conosciuto e peggio conservato al mondo: mentre rallenta il dibattito interno alla maggioranza per la nomina del dg e del vicedg che dovrebbero velocizzare gli appalti del Grande progetto da 105 milioni, c'è un altro crollo.
Puntuale come i temporali di novembre che, esattamente tre anni fa, si portarono via la Schola Armatorum: nei giorni scorsi è venuta giù una porzione di un muro interno della Casa numero 21, edificio senza nome che affaccia su via dell'Abbondanza, il celeberrimo decumano inferiore dell'antica città romana. Non troppo grande, per fortuna: si parla di un segmento di 80 centimetri d'altezza per 1,70 centimetri di larghezza. Teresa Elena Cinquantaquattro, numero uno della soprintendenza vesuviana scorporata dal Dl "Valore Cultura" da quella di Napoli, getta acqua sul fuoco: parla di un crollo «limitato», dei «numerosissimi interventi di messa in sicurezza» effettuati nel parco archeologico tra il 2011 e il 2013 «che hanno consentito di salvare già oltre 100 punti critici della città antica». Il messaggio che la soprintendente vuole trasmettere è di «consapevolezza della difficoltà della partita» ma allo stesso tempo «ottimismo sul percorso che si sta seguendo». Di tutt'altro avviso i sindacati: «Il Grande progetto – commenta Antonio Pepe di Cisl – procede a rilento. E le misure inserite dal ministro dei Beni culturali Bray nel Dl "Valore Cultura" per Pompei, a distanza di un mese dalla conversione in legge del provvedimento, non hanno ancora avuto effetti concreti». Non è stato, per esempio, nominato il direttore generale di progetto, plenipotenziario che avrà il compito di velocizzare le pratiche burocratiche. Figura cui la maggioranza delle larghe intese ha pensato di affiancare un vicedg vicario. Per la carica circolano sempre i nomi di Gino Famiglietti, già dg dei Beni culturali del Molise, e del segretario generale del Mibac Antonia Pasqua Recchia. Ultimamente ha preso quota la candidatura di Giuseppe Scognamiglio, economista con esperienze diplomatiche in Argentina molto stimato dal deputato dem Guglielmo Vaccaro, il lettiano che ha promosso la nascita della Fondazione Pompei. Il protrarsi del dibattito non aiuta l'area: incombe la scadenza del 31 dicembre, data entro la quale l'Unesco pretende la stesura del nuovo piano di gestione del sito. Entro giugno 2015, poi, bisognerà spendere tutti e 105 milioni del Grande progetto cofinanziato da Bruxelles. Sarà dura, considerando che finora hanno aperto solo cinque cantieri.
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