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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2013 alle ore 12:57.
L'ultima modifica è del 06 novembre 2013 alle ore 13:05.

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Luigi Abete (Imagoeconomica)Luigi Abete (Imagoeconomica)

«Lo sciopero non lo condivido, sembra un modo di rimandare i problemi. Io - dice il presidente di Bnl, Luigi Abete – sono fiducioso, sono dei giochi che sono necessariamente a somma positiva, alla fine le parti sociali troveranno una soluzione». Per arrivare alla somma positiva, però, banchieri e bancari dovranno trovare il modo di uscire dalla situazione di stallo e di sospensione delle relazioni sindacali, seguita alla disdetta del ccnl di Abi. Siamo il 7 novembre e tra poco saranno due mesi che le parti non dialogano. Un tempo lunghissimo, se si pensa all'urgenza delle questioni da risolvere.

Esodati, fondo di solidarietà e contratto, che si inseriscono oggi più che mai nell'urgenza di ridurre i costi. Compreso quello del lavoro, troppo elevato, secondo quanto sostengono i banchieri che proprio per questo hanno deciso l'affondo della disdetta. Persino quel contratto chiuso quasi due anni fa con un aumento di 170 euro e alcuni congelamenti di voci contrattuali non è più sostenibile per le banche.

Abi si dice pronta ad aprire un tavolo di confronto con i sindacati, ma bisogna capire come riprendere i nodi dei rapporti con i sindacati che sono molto fermi nella loro richiesta di sospensione della disdetta anticipata. In queste ore, a Palazzo Altieri, è riunito il Casl, il Comitato affari sindacali e del lavoro, da cui la categoria attende un amo a cui appigliarsi. Per i banchieri si tratta di un incontro di routine, ma è chiaro che dato il contesto in cui cade non è proprio così. Ci sono da «affrontare problemi strutturali», osserva Abete e «la disdetta anticipata è stata una necessità per affrontare i problemi strutturali e avere tempo sufficiente per poter discutere in serenità».

Se il sindacato si fosse seduto subito al tavolo a trattare, la disdetta anticipata avrebbe senza dubbio consentito di allungare i tempi della trattativa. La protesta molto vivace che invece ne è scaturita sta dimostrando il contrario e rischia piuttosto di generare un'animosità sempre difficile da gestire nei negoziati. Quando invece di un sentimento conflittuale ne servirebbe uno di vicinanza per raggiungere un obiettivo comune, ossia quello di rilanciare il settore. Nell'interesse di tutti, le banche come i loro lavoratori.

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