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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2013 alle ore 06:41.

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Attuare con celerità le disposizioni sulla decertificazione



Gentile Galimberti,
ho letto con interesse, come sempre mi capita, il suo articolo sulle idee per la finanza pubblica e la crescita, illustrato alla Leopolda. Tra le questioni Lei cita quella di «non obbligare nessun cittadino o impresa a fornire documenti che siano già in possesso della Pa». Le ricordo che questa previsione, da Lei definita «rivoluzione», è stata già normata dall'articolo 15 della legge 183 del 2011, la prima legge di stabilità del Governo Monti e dal "Semplifica Italia".
Ma la cosa più interessante, almeno a mio avviso, è data dalla rapida attuazione del provvedimento a opera del ministro Patroni Griffi, non senza contrasti con altri ministeri. Le associazioni imprenditoriali, che compongono il tavolo semplificazione presso il ministero della Pa, hanno contribuito e spinto perché si arrivasse a questa soluzione. Per capire la validità della norma hanno chiesto che si attuassero i monitoraggi, previsti dalle disposizioni generali che regolano le attività di semplificazione. Nei giorni scorsi sono stati diffusi i primi risultati della "decertificazione", da cui risulta un calo, nel solo sistema delle Camere di commercio, di circa un milione di certificati all'anno, con un risparmio di 50 milioni per le imprese. Si può fare di più, e bisognerebbe conoscere gli effetti di queste norme sull'intera amministrazione pubblica, ma non ci troviamo davanti al deserto delle iniziative. Il problema è l'attuazione delle disposizioni esistenti in materia di semplificazione.
Giulio Baglione
Responsabile progetto semplificazione Cna
Caro Baglione,
grazie per le buone notizie, ed è certamente vero che non ci troviamo di fronte al "deserto delle iniziative": anche la recente scalata di 8 posti nella classifica del Doing Business lo testimonia – pur se il 65° posto in cui ci attestiamo ci vede dietro alle Mauritius (20°), all'Arabia Saudita (26°), al Ruanda (32°) e al Botswana (56°).
Ma vorrei soprattutto osservare che è cruciale, come lei dice, l'attuazione delle disposizioni. Mi ricordo che anche dopo le riforme Bassanini degli anni Novanta ci fu un problema sfibrante di applicazione. E anche oggi, pur dopo la legge che lei cita, se una coppia si vuole separare il Tribunale di Roma continua a richiedere certificati di residenza, di matrimonio e così via, in chiara violazione delle norme.
fabrizio@bigpond.net.au
Cosa insegna Cipro
Diversi economisti sostengono che per salvare l'Italia dal fallimento, lo Stato dovrebbe privatizzare alcuni gioielli come Eni, Enel, Terna, Finmeccanica, Fincantieri oppure tassare la ricchezza privata con una patrimoniale. Sono convinto che lo Stato non riuscirà a privatizzare più nulla. Per motivi di sopravvivenza si opporrebbero sia i sindacati sia i politici. Per i prossimi mesi aspettiamoci tasse pesanti sulle proprietà e sui conti correnti: Cipro insegna!
Silvano Stoppa
Cesano Boscone (MI)
Il modello giusto per la scuola
«Se ci fosse stata quando ero studentessa, anch'io mi sarei iscritta a una scuola come la vostra... un modello da replicare in tutta Italia anche per la scuola pubblica». Sono affermazioni rilasciate dal ministro della Pubblica istruzione, Maria Chiara Carrozza, durante la visita al liceo Guido Carli di Brescia. Il paragone tra la natura del cambiamento proposto dalla scuola bresciana con l'assetto normativo della scuola di Stato consente di soppesare le parole del ministro.
L'ipotesi sperimentale avanzata dal liceo Carli si caratterizza per «il taglio internazionale, la forte sinergia con il tessuto imprenditoriale, l'alleanza con il sistema universitario». Una scelta strategica: i giovani, interagendo con il contesto socio-culturale contemporaneo, si adeguano a esso. Il sistema scolastico statale germina su un presupposto differente: la promozione e il consolidamento delle capacità degli studenti. Estremizzando: da un lato addestramento, abilità e presente a cui si contrappongono educazione, capacità e futuro.
L'aspetto più preoccupante della vicenda riguarda la mancata percezione dell'origine dello stallo che cristallizza il servizio scolastico. La scuola è concepita come un flusso disarticolato di insegnamenti: sorda alla volontà del legislatore che ha assegnato al sistema educativo un unico traguardo, lo sviluppo e il potenziamento delle qualità dei giovani. Una meta da perseguire utilizzando conoscenze e abilità. Perché la scuola non prende a modello le missioni spaziali il cui atout è il lavoro d'équipe?
Enrico Maranzana

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