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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2013 alle ore 06:43.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:39.

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Mentre Marco Fossati era in volo per Londra per preparare l'incontro di oggi pomeriggio con gli analisti, a Milano era in corso un comitato esecutivo di Telecom Italia. Piano, quello aziendale di cui si è iniziato a discutere nell'esecutivo di ieri, e contropiano, quello che Fossati sta mettendo a punto con l'evidente intento di convincere i fondi a sposare la sua causa.
Non vuole fornire dettagli Fossati, interpellato ieri alla partenza a Linate, prima di aver spiegato agli analisti «le linee guida» del suo piano, che è «un progetto di crescita per Telecom». La Consob comunque «è già stata informata» dell'iniziativa londinese. Come noto, Findim, la finanziaria della famiglia brianzola che detiene il 5% di Telecom, ha chiesto l'assemblea per valutare la revoca degli amministratori espressi da Telco in Telecom, a motivo di un potenziale conflitto con gli interessi di Telefonica che, dopo il rinnovo degli accordi con Mediobanca, Generali e Intesa, si è prenotata il ruolo di prossimo socio di riferimento dell'incumbent tricolore. L'assemblea dovrà essere convocata dal consiglio che si tiene domani: la data, a quanto risulta, dovrebbe essere quella di venerdì 20 dicembre.
Questo pomeriggio nella City (alle 16 ora locale) Fossati spiegherà i motivi della sua iniziativa che mira a sensibilizzare gli investitori sulla «necessità di un piano strategico per Telecom», come recita l'invito inoltrato dalla società di consulenza della Florida FTI consulting, che è stata ingaggiata per seguire quella che si prospetta come una proxy fight all'americana. L'obiettivo è di portare in assemblea per il rinnovao del consiglio una rosa di nomi di caratura internazionale e condivisi col mercato, in modo da unificare le minoranze con la presentazione di un'unica lista. Impresa non facile, visto che Telco parte dall'alto del suo 22,4% e che Blackrock, che detiene poco più del 5%, non pare volersi gettare nella mischia. Anche il 2% detenuto da Ubs non dovrebbe essere schierato dalla parte di Findim. Così a Fossati non resta che cercare di intercettare quella parte dell'azionariato che non è ancora venuta allo scoperto, ma che, considerati i forti volumi passati in Borsa da inizio settembre (è girato ben oltre il 50% del capitale), potrebbe anche riservare sorprese. Quanto ai tradizionali fondi non attivisti normalmente presentano una lista dichiaratamente di minoranza. Ma questa è una situazione particolare.
Nel frattempo, domani il consiglio Telecom varerà il piano "ufficiale" che è stato oggetto di pre-esame nel comitato esecutivo tenutosi ieri pomeriggio. Il piano aziendale, a cui sta lavorando dalla scorsa estate l'ad Marco Patuano, insisterà sugli investimenti per l'ammodernamento delle reti. Per l'Italia la cifra è sempre quella: 3 miliardi all'anno. Sarà però da vedere il mix degli investimenti, dopo le numerose trasferte a Madrid di Patuano e del suo staff (compreso il capo della rete, Roberto Opilio) servite a studiare come Telefonica "risparmia" sulle spese. Il mercato mobile domestico, che è l'area più in sofferenza, potrebbe beneficiare di prospettive di consolidamento se avanzasse la trattativa – che secondo indiscrezioni sarebbe già avviata – tra 3 Italia e Wind per unire le forze, ma anche il mobile ha bisogno di investimenti per lo sviluppo del 4G. Sospeso il progetto di societarizzazione della rete d'accesso (dovrebbe ratificarlo il board domani) che avrebbe potuto portare capitali freschi con l'ingresso della Cdp, le risorse per sostenere il piano dovranno arrivare dalle dismissioni e da possibili azioni di rafforzamento patrimoniale (non probabilmente un aumento di capitale tout court). Esclusa in questa fase la cessione del Brasile è invece l'Argentina che potrebbe uscire dalle attività core, riavviando il processo di vendita che era stato poi ritirato qualche anno fa: allora si parlava di cifre superiori ai 900 milioni, oggi sulla stampa spagnola si ipotizza in 600 milioni il valore della quota indiretta in Telecom Argentina detenuta da Telecom Italia. Il direttore finanziario Piergiorgio Peluso ieri era a New York, probabilmente per discutere del mandato da assegnare per Telecom Argentina, una società che va benissimo e ha cassa in pancia, anche se il problema è il reimpratrio degli utili dato che Buenos Aires ha bloccato la distribuzione dei dividendi all'estero. L'operazione da spendere nell'immediato pare però essere la cessione delle torri per la telefonia mobile (che poi verrebbero riaffittate), che potrebbe essere realizzata a breve, previa societarizzazione degli asset da realizzare. Anche gli immobili di proprietà, valore stimato intorno al miliardo, verrebbero conferiti in una newco in attesa di essere valorizzati, ma qui i tempi si prospettano più lunghi.
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