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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2013 alle ore 06:47.

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MILANO
Il bando per la cessione del 52% della società autostradale Serravalle è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale da un solo giorno, e già qualche operatore si è messo al lavoro per studiare il dossier. Gli esperti del settore dicono che in Italia il fondo F2i e il gruppo Gavio si starebbero alleando per avanzare un'offerta, e all'orizzonte potrebbe esserci persino qualche soggetto straniero.
Sarà una gara lampo: si apre domani, la data room sarà accessibile l'11 novembre e le buste verranno lette il 6 dicembre alle ore 15. Il prezzo proposto è 380 milioni e l'acquirente potrà pagare in tre rate, di cui la prima di almeno 195 milioni entro fine anno.
Cosa ha mosso improvvisamente il mercato, dopo due bandi andati deserti e molte perplessità su una nuova asta? Il segreto non è il prezzo proposto dall'azionista di maggioranza, la Provincia di Milano (tramite la holding Asam), pari a 4 euro per azione invece dei 4,45 proposti nei bandi di fine 2012 e inizio 2013. A rendere appetibile il bando è la possibilità di offerte a ribasso, che sì devono essere valutate da Asam e dalla Provincia di Milano, ma che difficilmente potranno essere respinte considerando la situazione in cui si trovano società ed ente: la prima deve restituire 180 milioni alle banche; il secondo deve far quadrare il bilancio e il patto di stabilità. C'è anche un altro fatto favorevole: stavolta viene venduto solo il 52% di Palazzo Isimbardi, e non, come nei due bandi precedenti, l'82% comprensivo anche della quota di minoranza del Comune di Milano.
Gli operatori del settore stanno quindi valutando il dossier, immaginando un prezzo congruo in base alle criticità della Serravalle. Si ipotizzerebbe un valore leggermente inferiore ai 3 euro per azione, per un esborso complessivo inferiore ai 300 milioni. Questo perché la società autostradale deve affrontare varie incognite. Prima di tutto è azionista di minoranza di Tangenziale esterna di Milano, holding della Tangenziale est di Milano (Te), che dovrà essere costruita per l'Expo, ma che paradossalmente entra in concorrenza con una strada parallela di proprietà della stessa Serravalle, la A51. Poi c'è l'incognita Pedemontana, di cui Serravalle ha il controllo e che dovrà essere costruita anch'essa per il 2015, ma su cui gravano un piano industriale instabile e molti rischi finanziari.
Per Gavio, già azionista di Serravalle col 14%, in teoria ci sarebbe un'opzione B. Se il bando andasse di nuovo deserto, potrebbe aspettare la vendita del 18,6% del Comune di Milano, arrivando così al 32% circa, e poi attendere il nuovo aumento di capitale da 300 milioni per salire in maggioranza. Tale operazione sarebbe più vantaggiosa ma ben più rischiosa, visto che le decisioni sulle ricapitalizzazioni non sono scontate per tutti i soci.
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