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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2013 alle ore 06:47.

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Un bollino di qualità o, se preferite, un certificato di sana e robusta provenienza: all'emergenza ambientale che piega l'agroalimentare campano, le cooperative reagiscono lanciando una certificazione della filiera firmata da un colosso della certificazione ambientale, la francese Bureau veritas. Ci sarà anche un logo che distinguerà le aziende campane dell'agroalimentare certificate e si chiama "Dalla buona terra".
«Si tratta di una certificazione di filiera, una sorta di brand della qualità – esordisce Carlo Mitra, presidente di Confcooperative Campania – Abbiamo messo a punto un disciplinare che presenteremo ufficialmente venerdì prossimo a Napoli. Lo scopo? Vanno delimitate e aggredite le criticità per evitare di generalizzare giudizi negativi su tutta la produzione regionale». E nemmeno guerre commerciali tra Nord e Sud.
Come funziona il sistema di certificazione? «Si tratta di un'opportunità che offriamo a tutte le aziende campane - spiega il presidente –. Bureau veritas, ente indipendente francese, analizzerà sia i prodotti trasformati che i terreni dei produttori che conferiscono la produzione: si verificherà che non ci sia la presenza di sostanze estranee o tossiche. E ci sarà anche un test di radioattività». Si stima che i costi possano essere contenuti per le aziende sotto i 500 euro l'anno, per un triennio.
In via privilegiata la certificazione verrà inizialmente indirizzata verso i 2-3mila produttori della zona calda e più a rischio, la terra dei fuochi del Casertano. «In realtà – aggiunge Mitra – è un meccanismo aperto al mondo dell'alleanza di Agrinsieme. Quindi aperto a tutta la Campania. Oggi in Campania sono 150 le cooperative, con migliaia di produttori».
Quali i prodotti agricoli da "bollinare"? «Praticamente tutti – risponde Mitra - dai pomodori alle conserve vegetali. Senza escludere il vino: qualche giorno fa in Irpinia hanno scoperto degli interramenti di sostanze tossiche in prossimità di alcuni vigneti».
Gli interessi in gioco sono enormi: non ci sono stime certe ma la Campania è la terza regione italiana per produzione agricola e «quella con più Dop – sostiene Mitra – ma soprattutto con una spiccata vocazione agroalimentare, tanto da poter vantare eccellenze a livello mondiale. È un delitto che per alcune, indubbie, criticità nel territorio si vanifichi il lavoro di decenni del made in Campania».
Secondo le cooperative, il successo della certificazione di qualità "Dalla buona terra" può spazzare il terreno, per esempio, dalle richieste di alcune grandi centrali di acquisto sulla tracciabilità dei prodotti, che escludesse la provenienza dalle terre avvelenate dagli sversamenti. «In realtà – sostiene Mitra – la nostra certificazione è già una sorta di tracciabilità del prodotto: ne certifica la provenienza e la qualità. E siamo convinti che da qui potrebbe partire un ciclo virtuoso della qualità, simile al dopo-scandalo del metanolo: l'orgoglio dei produttori li indusse a ricercare la qualità fino al punto che il vino italiano nel mondo è un'eccellenza».
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