Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2013 alle ore 15:47.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2013 alle ore 17:38.

My24

Gli arsenali chimici di Bashar Assad potrebbero venire trasferiti in Albania per essere distrutti. Quella che solo fino a pochi giorni or sono sembrava una delle tante ipotesi in valutazione sembra ora trovare conferme grazie alla disponibilità che sarebbe stata espressa dal governo di Tirana.

Completato il censimento di circa 290 tonnellate di armi chimiche e mille di gas non ancora inseriti all'interno di bombe e testate rinvenuti nei 41 siti dichiarati in 23 località dal regime di Damasco, l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) è impegnata a trovare un Paese disponibile ad accettare sul suo territorio gli arsenali chimici siriani e a procedere allo smantellamento. E' la prima volta che la distruzione di armi di distruzione di massa non viene effettuata in loco ma la guerra in atto impedisce che un'operazione così delicata possa svolgersi in Siria con adeguate condizioni di sicurezza. Damasco del resto ha accettato di buon grado che le sue armi vengano distrutte all'estero (ponendo l'unica condizione che non vengano trasferite negli Stati Uniti) e il comando militare siriano ha già studiato e sottoposto all'Opac i piani per trasferire le armi chimiche via strada. Le armi site nei depositi presso Damasco e Homs verranno trasportate verso la costa a bordo di convogli speciali pesantemente scortati da truppe scelte lungo un itinerario che attraversa il porto di Tartus (sede della base navale russa) fino a Latakia, più a nord, dove le armi chimiche verrebbero imbarcate su navi cargo speciali. Un itinerario che non può scongiurare del tutto il rischio di imboscate e colpi di mano dei ribelli ma privo di alternative e che offre il vantaggio di muovere lungo la fascia costiera dove la popolazione è per lo più alawita e filo-Assad.

Dopo aver effettuato inutilmente pressioni sui governi turco, norvegese e giordano, Washington sembra quindi aver avuto maggiore successo con Tirana e già a inizio novembre il quotidiano russo Kommersant riferì della disponibilità albanese evidenziando la sensibilità del Paese balcanico alle richieste statunitensi.
"A differenza dei Paesi dell'Unione Europea", dichiarò al quotidiano Andrei Baklitsky, esperto del Pir Center di Mosca, "l'Albania è sensibile agli incentivi, anche materiali, per ammettere agenti tossici sul proprio territorio" dove peraltro nel 2007/8 vennero distrutti gli arsenali di yprite ereditati dal regime comunista di Enver Hoxha. Come è stato riconosciuto dall'Opac, con l'assistenza di Germania, Svizzera e stati Uniti, l'Albania è stato il primo Paese nella storia a completare pienamente il processo di disarmo chimico distruggendo circa 16 tonnellate di gas. Un'esperienza che ha indotto l'ex Presidente albanese Alfred Moisiu a dirsi favorevole al trasferimento delle armi siriane che ammontano però a ben 1.300 tonnellate.

Benché i media abbiano già individuato nel centro militare di Qafe Molles, sul Monte Dajiti a pochi chilometri da Tirana, il luogo dove potrebbero essere stoccate la armi chimiche siriane il governo continua a tacere e il Ministero della Difesa ha finora rifiutato di commentare la notizia rafforzando così le voci di un accordo in tal senso già siglato con Washington. Mosca, che ha stanziato 2 milioni di dollari per la distruzione dei gas siriani, ha offerto ai siriani mezzi per il trasporto dei gas e all'Albania tecnologie per smaltirli in sicurezza.
A Tirana però non sono tutti entusiasti di smaltire i nervini siriani. L'Alleanza contro l'importazione dei rifiuti, cartello delle associazioni ambientaliste nato per contrastare la legge voluta dal governo di Sali Berisha che consentiva l'ingresso nel paese di rifiuti speciali per l'industria del riciclo, ha già espresso la sua contrarietà all'iniziativa. In una dichiarazione al quotidiano Gazeta Shqiptare, l'avvocato Dorian Matlijas, esponente della Alleanza, ha sostenuto le ragioni del referendum per l'abrogazione della legge davanti alla Corte Costituzionale e ha annunciato che gli ambientalisti si opporranno con ogni mezzo all'eventuale trasferimento delle armi chimiche siriane nel Paese. Contrarietà all'operazione è stata espressa in una intervista anche dall'ex ministro dell'ambiente (e prima della difesa) Fatmir Mediu secondo il quale le leggi in vigore non permettono l'importazione di sostanze pericolose e in Albania non ci sono le capacità e le condizioni di sicurezza necessarie a smaltire le armi chimiche siriane, ben più letali e sofisticate del "gas mostarda" di Enver Hoxha.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi