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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2013 alle ore 06:39.

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MILANO
Più si avvicina il meeting della Bce più si assottigliano le ipotesi che la banca dell'Eurozona possa già oggi operare un taglio dei tassi di interesse. Le probabilità di vedere ridotto il costo del denaro dall'attuale soglia dello 0,50% (fissata a maggio, minimo storico per l'Eurozona) - a detta della gran parte degli analisti - sono blande. Così come pare improbabile che il direttivo guidato da Mario Draghi possa portare sotto zero il tasso sui depositi bancari presso la Bce con l'intento di disincentivare gli istituti a parcheggiare la liquidità a Francoforte per spingerli ad erogare più prestiti a famiglie e imprese. Di questa opzione il governatore della Bce ne ha parlato nelle riunioni in primavera ed estate ma al momento non sembra che la superbanca possa intraprendere questa «terza via» nel tentativo di rigenerare un'economia che offre segnali discordanti. L'ultimo dato sull'inflazione (0,7% in ottobre, nuovo minimo da quattro anni e mezzo contro un target della Bce del 2% circa) e quello sui prezzi alla produzione (-0,9% annuo in settembre) fanno da contraltare al dato sul Pmi manifatturiero che a ottobre è cresciuto a 51,3 (da 51,1 del mese precedente) segnalando espansione per il quarto mese consecutivo. Per questo motivo diversi analisti, tra cui Patrick Jacq di Bnp Paribas, non escludono che il taglio possa essere deciso in dicembre quando la Bce diffonderà le previsioni aggiornate su Pil e inflazione.
In ogni caso gli operatori faranno molta attenzione alle parole che Draghi userà nel canonico discorso delle 14.30 (la decisione sui tassi è attesa alle 13.45). La parola magica che molti si aspettano è Ltro (Long term refinancing operation). Il primo è stato varato a dicembre 2011 per un ammontare di 489,1 miliardi di euro a cui poi è seguito un secondo da 529,5 miliardi a febbraio 2012. Nel complesso la Bce ha messo a disposizione di 800 banche 1.000 miliardi di liquidità al tasso agevolato dell'1% da rimborsare in tre anni. «Di questi una buona parte sono stati già restituiti in anticipo - spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig - non è così per molte banche italiane e spagnole che quando rimborseranno il prestito potrebbero non avere la liquidità a disposizione per effettuare un rollover sui titoli di Stato. In questo caso assisteremmo in futuro a un calo dei prezzi (con conseguente rialzo di rendimenti che si muovono in direzione opposta, Ndr) dei titoli periferici con scadenze fino a tre anni». Anche per questo motivo, se non già direttamente da oggi, crescono le aspettative che entro fine anno la Bce annunci una terza operazione Ltro. «La Bce ha una sola arma ancora a disposizione e cioè il varo di una nuova asta a lungo termine (Ltro) questa volta con scadenza fino a cinque anni che sarà probabilmente annunciata nel primo trimestre del 2014», spiega Marco Valli, capo-economista per l'Eurozona di UniCredit. Per Paolo Pizzoli, senior economist di Ing Italia «è più probabile che la Bce, non oggi ma nel meeting di dicembre, annunci un allungamento di un anno degli Ltro in scadenza (portandoli quindi a quattro anni, Ndr)». Gli analisti restano divisi: non tutti ritengono probabile un ampliamento della durata dei prestiti agevolati alle banche. Anche se va detto che da un punto di vista tecnico non farebbe una grinza perché aumenterebbe le probabilità che la liquidità immessa dalla Bce finisca poi nell'economia reale, attraverso finanziamenti a famiglie e imprese, dato che gli istituti di credito avrebbero più respiro prima di dover restituire il prestito. Se c'è un limite che le prime due operazioni Ltro hanno infatti palesato è proprio questo: non sono servite a riparare del tutto la cinghia di trasmissione (rotta a causa della crisi) del denaro immesso dalla Bce all'economia reale per il tramite delle banche. Queste in molti casi hanno invece preferito fare incetta di titoli di Stato governativi che offrivano tassi più allettanti dell'1% pagato alla Bce, tanto più perché i bond governativi dell'Eurozona nei bilanci bancari sono considerati a rischio zero a differenza dei prestiti alle imprese, per quanto solide esse siano. E questo Draghi lo sa benissimo. Quella del credito all'economia reale «resta una questione importante» nell'area euro, ha avvertito il numero uno della Bce. «Se la situazione economica complessiva è migliorata, i tassi sui prestiti variano ancora molto in base al Paese dove si trova il creditore», e non in base alle caratteristiche di affidabilità creditizia del creditore. «In alcuni Paesi» permane un quadro di difficoltà nell'accesso al credito. E questo riguarda soprattutto le imprese medio piccole e le famiglie. «Pmi - ha ricordato Draghi - che assicurano il 75 per cento del lavoro nell'area euro».
Come potrebbero reagire i mercati? «In caso di mancato annuncio di Ltro potrebbe tornare un po' di tensione sui bond governativi con spread BTp-Bund verso 255 – indica Longo». Occhi puntati anche al tema deflazione. «Se Draghi non farà accenno a rischi deflattivi, l'euro, che in questi giorni è tornato indietro in area pre-shutdown, potrebbe recuperare sulle principali valute. In caso contrario potrebbe scendere come primo supporto a quota 1,33 dollari».
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