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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2013 alle ore 06:39.

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Essendo uno dei vincitori del Nobel per le scienze economiche 2013, conosco le critiche di chi sostiene che l'economia non è una scienza. È così?


Un problema della scienza economica è che si concentra sulle politiche concrete più che sulla scoperta di principi fondamentali. A nessuno importa granché dei dati economici, se non come orientamento per le misure da adottare: i fenomeni economici non possiedono lo stesso fascino intrinseco delle risonanze interne dell'atomo, o del funzionamento delle vescicole o altri organuli di una cellula. Giudichiamo l'economia da quello che riesce a produrre: la scienza economica assomiglia più all'ingegneria che alla fisica; è una disciplina più pratica che spirituale.
Non esiste un premio Nobel per l'ingegneria, anche se dovrebbe esistere. È vero che il Nobel per la chimica di quest'anno sembra un po' un premio ingegneristico, essendo stato assegnato a tre ricercatori - Martin Karplus, Michael Levitt e Arieh Warshel - che hanno avuto il merito di sviluppare "modelli multiscala di sistemi chimici complessi" che sono alla base di software utilizzati per far funzionare le macchine a risonanza magnetica. Ma materiali pratici e applicati di questo tipo sono la norma se si deve decidere a chi assegnare il Nobel per l'economia.
Il problema è che concentrare l'attenzione sulle politiche economiche significa introdurre fattori che non hanno niente a che fare con la scienza: c'è di mezzo la politica e quando si prendono posizioni politiche la visibilità è garantita. Il Nobel è pensato per ricompensare studiosi che non fanno trucchi per ottenere visibilità e magari nella loro ricerca della verità sono un po' in secondo piano.
Perché il nome ufficiale del premio è "Nobel per le scienze economiche" invece che per l'"economia"? Gli altri Nobel sono per la "chimica" o per la "fisica", non per le "scienze chimiche" o "scienze fisiche".
I campi del sapere che aggiungono il termine "scienza" alla loro denominazione di solito sono quelli che coinvolgono emotivamente grandi masse e dove le tesi degli svitati sembrano avere una certa presa sul cittadino comune. L'aggiunta della parola "scienza" serve a distinguerli dai loro cugini meno presentabili.
Il termine "scienza politica" divenne popolare alla fine del 700 per marcare le differenze con quei trattatelli faziosi che puntavano a conquistare voti e potere più che a raggiungere la verità. "Scienza astronomica" era comunemente usato alla fine dell'800 per distinguere l'astronomia dall'astrologia e dallo studio di antichi miti sulle costellazioni. Sempre nel XIX secolo si parlava di "scienza ipnotica" per distinguere lo studio scientifico dell'ipnotismo dalla stregoneria o dalla trascendenza religiosa. In tutti questi casi si sentiva la necessità di qualificare come "scienza" la propria disciplina perché i ciarlatani avevano molta più influenza sull'opinione pubblica. Gli scienziati dovevano annunciarsi come tali.

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