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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2013 alle ore 06:49.
MILANO
Da una parte l'investimento del colosso Amazon, che a Cagliari ha aperto nel giugno scorso il customer service per l'Italia (500 assunzioni in cinque anni). Dall'altra i dossier ancora aperti delle crisi di Portovesme (Alcoa), di Porto Torres (Vinlys) con centinaia di posti di lavoro già persi e altri a rischio.
È tra questi due estremi che il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, ha deciso di tracciare un percorso nuovo per lo sviluppo del manifatturiero e delle attività economiche. Con una accortezza: utilizzare al meglio i punti di forza che già oggi il territorio ha, con la prospettiva di dare anche soluzione alle vertenze in corso.
È con questi obiettivi che oggi a Cagliari il presidente Cappellacci apre il primo "Investment day Sardinia" a cui parteciperanno rappresentanti di investitori nazionali ed esteri (Cdp Fondo italiano di investimento; Equiter; Equiter Fondo Sardegna Energia; Nai Italy; TT Advisor Venture Partners by Fondamenta Sgr; Idea Capital Funds; Fondi private equity Intesa Sanpaolo; Bei), i rappresentanti delle associazioni di impresa e delle forze sociali.
«Il progetto – spiegano alla presidenza della Regione Sardegna – vuole creare un collegamento forte fra il tessuto produttivo del territorio e il sistema finanziario italiano e internazionale. Va anche aggiunto che in Sardegna c'è ormai da tempo una pubblica amministrazione per così dire soft, con un livello di buorocrazia non invasiva rispetto ad altre realtà territoriali». Lo scopo dell'azione regionale è duplice: sostenere attività già avviate e che hanno bisogno di finanziamenti per espandersi o consolidarsi; attirare nuovi insediamenti produttivi. La Sardegna, in particolare per il turismo, non è nuova a questo genere di operazioni rivolte al mondo della finanza. Già nel 2012 il Fondo sovrano del Qatar aveva annunciato un investimento da un miliardo, dopo un analogo impegno dell'emiro in Costa Smeralda.
Per orientare al meglio le strategie, la regione ha commissionato uno studio di valutazione a Price waterhouse coopers (Pwc), che ha così individuato i punti di forza del sistema produttivo regionale: una infrastruttura di rete a banda larga molto diffusa; una elevata capacità di generare start up tecnologiche; presenza di centri di ricerca e innovazione; un adeguato numero di giovani professionalmente formati e qualificati. E ancora: la rete che fa riferimento al polo Sardegna Ricerche, fulcro progettuale per l'innovazione, la tecnologia e il trasferimento dei risultati al tessuto produttivo.
I settori in grado di generare un potenziale di sviluppo sono la green economy, l'aerospazio (è stato costituito da poco a Cagliari un distretto specifico denominato Dass) i distretti del marmo e del granito (Orosei e Gallura), l'Ict, l'agroindustria e naturalmente il turismo, con la possibilità di creare un polo crocieristico e una serie di porti turistici diffusi.
«Per la Regione – spiega Silvia Morera, partner PwC – si tratta di creare un momento zero, una svolta rispetto al passato e costruire una nuova forma di approccio della pubblica amministrazione verso gli investitori finanziari».
Due invece i gap regionali, e non di poco conto: la Sardegna non dispone di metano e ha un costo elevato dell'energia; la rete ferroviaria è ancora a binario unico e non elettrificata. I progetti annunciati per affrontare questi due problemi – il gasdotto dall'Algeria per esempio – sono ancora al palo e soluzioni non se ne vedono nell'immediato.
Come tutte le altre regioni, anche la Sardegna ha pagato un pesante tributo alla recessione. A fine 2012 i disoccupati erano quasi 265mila mentre gli inoccupati erano 114mila. L'economia regionale, secondo una proiezione di Prometeia, dovrebbe contrarsi del 2,3% a fine anno e segnare invece un balzo del 2,5% nel 2014, grazie soprattutto all'export e a una minore flessione dei consumi interni.
roberto.iotti@ilsole24ore.com
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IN SINTESI
I dati negativi
Anche la Sardegna ha pagato un tributo alla recessione: a fine 2012 i disoccupati erano quasi 265mila mentre gli inoccupati erano 114mila. L'economia regionale dovrebbe contrarsi del 2,3% a fine anno e segnare invece un balzo del 2,5% nel 2014, grazie all'export e a una minore flessione dei consumi interni
Agevolazioni
In Sardegna c'è da tempo una pubblica amministrazione snella, con un livello di burocrazia non invasiva rispetto ad altre realtà territoriali