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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2013 alle ore 20:24.

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Mai così vicini all'intesa, che in serata però sembra sfumare. L'accordo tra l'Iran e le grandi potenze del 5+1 (Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina e Germania) sul controverso dossier nucleare di Teheran sembrava ormai a un passo, ma rischia - per l'«intransigenza» di Parigi - di dover attendere un nuovo round di negoziati tra 7-10 giorni.
A far ben sperare, alla vigilia, era stata l'accelerazione data ai negoziati con l'arrivo a Ginevra di tutti i protagonisti delle trattative, a partire dal segretario di Stato Usa John Kerry sbarcato ieri da Israele dopo aver ascoltato le preoccupazioni del premier Benyamin Netanyahu. Poi a seguire il britannico William Hague, il francese Laurent Fabius e il tedesco Guido Westerwelle, fino al russo Serghei Lavrov giunto oggi in Svizzera e in serata del viceministro cinese Li Baodong.

In tutta la giornata di oggi, i colloqui con il capo della diplomazia iraniana Mohammad Javad Zarif si sono susseguiti su più tavoli, sotto il coordinamento dell'Alto rappresentante della polizia estera Ue Catherine Ashton, ma anche in una girandola di incontri di bilaterali e trilaterali. Tanto da far dire nel pomeriggio alla delegazione iraniana che si era vicini a una svolta e allo stesso Zarif che si stava «mettendo a punto l'accordo», mentre per Westerwelle la comunità internazionale non è mai stata «così vicina a una soluzione ragionevole, da molti anni».

Il ministro iraniano: restano ampie divergenze
Ma tra le posizioni delle grandi potenze restano «ampie divergenze», ha avvertito il ministro iraniano. La Francia infatti è apparsa la più scettica sin dalle prime ore di stamani. «Non c'è alcuna certezza» sul raggiungimento di un'intesa, ha detto Fabius alla radio prima dell'avvio della nuova giornata di colloqui, sottolineando poi che bisognava «tenere conto delle preoccupazioni di Israele». In particolare, Parigi ha chiesto rassicurazioni «sul reattore di Arak e sulle giacenze e l'arricchimento dell'uranio», ha spiegato il capo del Quai d'Orsay respingendo ogni accusa di isolamento.

Israele: accordo sbagliato, Iran farebbe affare del secolo
Dal canto suo Israele ha ribadito anche oggi la sua contrarietà a firmare in fretta e furia un accordo giudicato «tanto sbagliato», che permetterebbe all'Iran di «fare l'affare del secolo» ai danni dell'Occidente: «godere di un alleggerimento significativo delle sanzioni senza nessuna vera concessione sul suo programma nucleare».

Da Teheran è intervenuto anche il presidente Hassan Rohani che ha lanciato un appello al 5+1 chiedendo ai "grandi" di non perdere «un'occasione eccezionale», quella di «arrivare a un risultato positivo in tempi ragionevoli».
Come annunciato da Zarif, senza un accordo oggi, non ci sarà un'altra giornata di colloqui domani: i negoziati riprenderanno non prima di 7-10 giorni. «C'era la possibilità, e forse è ancora così, che con buona volontà si possa raggiungere un accordo su un testo», diceva ancora il ministro prima di ammettere ai microfoni della Bbc di essere «più prudente» su un'intesa rispetto a due giorni fa.

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