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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2013 alle ore 08:51.

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Tappa romana del ratto che da mesi si aggira per l'Italia portandosi dietro suggestioni e pensieri relativi al Vecchio Continente. Il progetto dedicato alle mille idee che abbiamo oggi dell'Europa, dunque, è arrivato nella Capitale già dall'estate scorsa, ma mostra in questi giorni i primi esiti del lavoro avviato in molti spazi della città.
Si era partiti nella passata stagione invernale da Modena coinvolgendo associazioni, scuole, istituzioni e ponendo questioni di non facile soluzione: cos'è oggi l'Europa, quali tracce di identità legano i Paesi che ne fanno parte, a cosa corrisponda, per ognuno di noi, quell'espressione sulla carta geografica. «La risposta è stata una felice sorpresa, da un certo punto di vista, e la conferma di quello che speravo, dall'altra», commenta Claudio Longhi, regista e studioso di teatro che ha ideato la manifestazione. Gli interrogativi sono rimbalzati per l'intera città emiliana grazie ai tanti laboratori di vario tipo, creando un notevole afflusso ai concerti e agli spettacoli dedicati al tema. Proprio dal lavoro in terra modenese sono emerse interessanti linee di riflessione, a partire dal fatto che il termine Europa, oggi, sembra portare subito alla mente problematiche più economiche che culturali, facendoci pensare immediatamente a un gruppo di nazioni forti che determinano l'andamento dell'economia di altre realtà più deboli, compresa la nostra. Questo pensiero mette subito in gioco la definizione dei confini, i conflitti e le tensioni esistenti fra gli Stati, e un ulteriore livello di approfondimento porta a considerare le diverse radici storiche e di pensiero, gli intrecci possibili ma anche le difficoltà insormontabili, magari espresse da una lingua che fornisce un profilo preciso di appartenenza territoriale ma che deve cercarsi nuove modalità comunicative.
Rilanciati nella convulsa metropoli sulle sponde del Tevere le tematiche si amplificano e si scompongono in maniera differente. «Roma non è una città, sono mille città diverse», afferma Longhi. Quindi in questo caso si è pensato di dare una casa centrale ai vari progetti, il teatro Argentina, riportando tutte le idee a un luogo scenico e facendone il collettore e il punto di amplificazione di tutto il lavoro realizzato nei diversi quartieri e con le tante anime del complesso intreccio urbano. Da martedì prossimo ci sarà un ciclo di serate con attori di diversa provenienza e con storie che appartengono a tradizioni differenti, tutti insieme a comporre quello che viene definito un «monologo polifonico». Ma da ieri negli edifici del Foro Italico trecento cittadini, compresi gli studenti dell'Università dedicata alle attività fisiche e al movimento che ha sede in quei palazzi razionalisti, stanno dando vita a un atelier dedicato allo sport europeo e alle sue mille sfaccettature, da fattore di conoscenza a mezzo di propaganda politica, con una serata finale il 16 novembre nell'antico teatro del centro storico. E poi giovedì, ai Musei Capitolini, in occasione della mostra su Archimede, una mise en espace degli apologhi e dei paradossi illustrati da Armando Massarenti nel suo libro Il lancio del nano, tra verità, inganni, ipotesi e soluzioni del pensiero scientifico che, certo, ha radici profonde in questa porzione di mondo. Appuntamento al prossimo aprile per uno spettacolo che raccoglierà tutti gli spunti emersi da questo articolato percorso, raccolti e mescolati in un avvincente racconto teatrale, e tutto questo sotto lo sguardo attento del topo che fa da logo alla manifestazione, generato da un gioco di parole con il mito di Giove che, trasformato in toro, rapisce la bella principessa greca dalla quale deriverà il nome del territorio in cui viviamo.
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