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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2013 alle ore 08:42.

Per i filosofi antichi la filosofia era innanzitutto una scelta di vita. Significava abbracciare un certo stile di vita, quello "filosofico", pieno di riflessione e di ricerca, a scapito di uno non filosofico, di cui difficilmente si riesce a vedere il senso.
A dar retta al grande storico del pensiero antico Pierre Hadot, al filosofo non importava abbracciare astrattamente una teoria filosofica piuttosto che un'altra, ma seguire un metodo rigoroso per vivere bene. O, in una parola, per essere felice.
Ma che stile di vita era quello di un epicureo? Benché oggi l'appellativo epicureo indichi spesso persone dedite a un uso smodato dei piaceri, gli epicurei, al pari degli stoici e degli scettici, erano uomini sobri e morigerati. Certo, erano dei materialisti. Ma questo fatto esalta ancora di più il carattere "spirituale" dei loro esercizi filosofici quotidiani. Il famoso «Giardino» di Epicuro non era altro che un orto, e i cibi che vi si coltivavano erano semplici e frugali: carote, finocchi, ravanelli. Altro che giardino delle delizie! Ma in un orto così si impara a estirpare le radici del turbamento, dell'inquietudine, dei desideri illusori, del l'ira e dei germinanti affanni che sono d'ostacolo alla serenità. È un orto il cui frutto è la felicità che si produce sulla terra. Tutto sta nel saperlo coltivare.
E i modi di Epicuro sono straordinariamente adatti a noi moderni, che pure abbiamo bisogno, per raggiungere la tranquillità dell'animo, proprio di quel genere di esercizi quotidiani, siano essi meditazioni o divagazioni a partire da messaggi di altri filosofi o sapienti, o anche giochi ed esperimenti mentali, tra il serio e il faceto. In tutti i casi, esercitazioni per conquistarci la nostra felicità. «Non nasciamo che una volta – dice Epicuro –, due non ci è concesso... E tu, che pur non sei padrone del tuo domani, procrastini la gioia! Così la vita se ne va mentre si indugia». E ancora: «Bisogna insieme ridere e attendere alla filosofia, alle occupazioni a noi proprie e all'esercizio di tutte le nostre facoltà, senza mai smettere di proclamare le massime della retta filosofia».
Sono massime che Epicuro riassume nel «quadruplice principio»: «Non aver paura degli dèi, non temere la morte, il bene è facile da acquisire, il male è facile da sopportare». L'epicureo aborre il vizio e l'abbandonarsi smodato alle passioni. Niente a che vedere con l'immagine gaudente e un po' volgare che gli si è voluta ritagliare addosso. È invece quanto di più spirituale si possa pensare a partire dalla consapevolezza di quanto sia breve, finito e fragile il nostro essere qui.
Dunque, se volete provare a dare un senso pieno a ogni istante della vostra vita, partite dall'esercizio che nello spirito di Epicuro gli antichi esprimevano così: «Convinciti che ogni nuovo giorno che si leverà, per te, sarà l'ultimo. Con gratitudine allora accoglierai ogni insperata ora. Riconoscendone tutto il valore affronterai ogni momento del tempo che viene ad aggiungersi come se derivasse da una incredibile fortuna».
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Non è possibile vivere felicemente senza vivere anche saggiamente, bene e giustamente, né saggiamente e bene e giustamente senza anche vivere felicemente. A chi manchi ciò da cui deriva la possibilità di vivere saggiamente, bene, giustamente, manca la possibilità di una vita felice. EPICURO, «Massime capitali, V»
pensieri felici Non procrastinare la gioia
Nessuno è mai troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell'anima.
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Compito della scienza della natura è indagare le cause dei fatti fondamentali, e in questo consiste la felicità.
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Nello studio dei fenomeni celesti non v'è altro scopo da conseguire se non l'imperturbabilità dell'anima.
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Bisogna ben valutare il fine che ci è dato, e far sì di riportare tutte le nostre opinioni a una certezza evidente.
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La nostra vita ha bisogno non già di irrazionalità o di vuoto opinare, ma di poter essere vissuta senza turbamento.

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