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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2013 alle ore 12:25.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2013 alle ore 19:39.

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Mercoledì la Commissione europea deciderà se lanciare un'inchiesta approfondita sulla Germania, primo passo della procedura di sorveglianza europea sugli squilibri di parte corrente. Lo ha confermato il portavoce di Olli Rehn. Con il suo enorme surplus commerciale, la Germania ha superato la soglia critica oltre la quale il paese viene messo sotto osservazione. La discussione in Commissione si preannuncia difficile, date le reazioni critiche da parte tedesca.

Il responsabile degli affari economici Rehn, favorevole alla procedura, è tornato alla carica ricordando due cose: un aumento della domanda interna tedesca alleggerirebbe il rafforzamento del cambio dell'euro; più investimento in Germania vanno combinati con l'impegno della Francia per riforme strutturali più profonde specie del mercato del lavoro e delle pensioni. Per quanto l'apertura di una inchiesta approfondita per accertare cause e rimedi possibili per superare gli squilibri macro-economici non sia in concreto nulla di trascendentale, è evidente che essendo sotto tiro la Germania la questione diventa subito rovente. D'altra parte, é in discussione il ruolo della Germania in quanto 'motoré della crescita dell'intera area monetaria e il peso sproporzionato che ricade sui paesi della 'periferià del riaggiustamento economico.

Per convincere la Commissione europea della necessità di aprire la procedura di valutazione approfondita della questione 'surplus' tedesco quale elemento di squilibrio che danneggia l'intera Eurozona, Rehn ha trovato un argomento politico che in teoria potrebbe facilitare la decisione: la Germania non è il solo paese «le cui politiche esercitano una influenza nel resto dell'Eurozona». Il ruolo di 'agente di diffusione' di effetti economici altrove è svolto sia dalla Germania che dalla Francia. Questi due paesi hanno una responsabilità comune nei confronti dell'Eurozona alla quale non possono sfuggire.

Rehn premette che la discussione sul surplus tedesco é troppo semplificata e richiede una stretta adesione ai dati reali del problema. «I dati recenti indicano che il surplus di parte corrente ha superato il 6% del pil ogni anno dal 2007». La griglia di parametri sui quali si misura l'andamento di una economia relativamente agli squilbri macro da mettere sotto osservazione ed eventualmente da correggere sulla base d una serie di raccomandazioni , include un tetto al surplus di parte corrente del 6% e un tetto 'pavimento' minimo del 4%).

Le ragioni dell'ampio surplus tedesco sono varie: forte competitività derivante dall'integrazione europea, la creazione dell'euro (ha evitato che il tasso di cambio per la Germania riflettesse l'ampio surplus), l'organizzazione della catena di produzione all'est e al centro Europa, l'integrazione finanziaria. Oltre naturalmente alla forte specializzazione tedesca in prodotti ad alta tecnologia chiesti dal mondo intero, ai bassi consumi interni e a un risparmio elevato (dovuto all'invecchiamento della popolazione).

Secondo la Commissione circa un terzo del surplus tedesco può essere spiegato dal ritorno degli asset accumulati all'esterno prima della crisi, sia nel resto dell'Eurozona che fuori Ue. Invece di aumentare gli investimenti per migliorare la produttività tali asset finanziari «hanno nutrito i boom del credito e le bolle immobiliari» in diversi paesi«, scrive Rehn. I paesi della periferia, alla fine, hanno conosciuto la 'caduta' che poi ha significato per le banche tedesche perdite da aggiungere a quelle cumulate negli Usa. Nello stesso periodo gli investimenti in Germania »sono caduti dal 21,7% del pil nel 2000 al 17,6%, una quota significativamente più bassa che in altri paesi eurozona«.

Negli ultimi due anni c'è stato un aumento della domanda interna tedesca, ciò però non significa che certe strozzature non debbano essere superate dato che quest'anno si prevede una nuova caduta degli investimenti privati. In particolare Bruxelles segnala la riduzione della tassazione sul lavoro e degli oneri sociali specialmente per i bassi salari, un aumento della concorrenza nei servizi, lo sblocco degli investimenti privati nelle reti energetiche, degli investimenti nelle reti infrastrutturali.

In ogni caso, Rehn mette in guardia da ricette miracolose: »Un aumento della domanda in Germania può non portare direttamente o immediatamente a un ampio aumento delle esportazioni dall'Europa del sud«. Può però contribuire a un riequilibrio dell'economia dell'intera area facilitando anche la riduzione delle pressioni al rialzo dell'euro.
Quanto alla Francia, il suo ruolo è altrettanto importante: sono necessari interventi nel mercato del lavoro, per migliorare la competitività del sistema produttivo, vanno riforma le pensioni: Francia e Germania devono procedere in coppia, questo il messaggio di Rehn, non solo quando si tratta di costruire «assi» politico-istituzionali nel corso dei negoziati europei per impedire che il primato franco-tedesco si indebolisca su grandi progetti della costruzione europea, ma nella dimensione della politica economica di tutti i giorni.

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