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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2013 alle ore 20:33.
L'ultima modifica è del 12 novembre 2013 alle ore 20:34.

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Ddl Stabilità, la vendita delle spiagge divide il Pd che in serata ritira l'emendamento allineato al Pdl (Corbis)Ddl Stabilità, la vendita delle spiagge divide il Pd che in serata ritira l'emendamento allineato al Pdl (Corbis)

Ieri lo scontro interno al Pdl sulla tassazione sugli immobili (con gli alfaniani schierati per la Tuc, un nuovo tributo da cui esentare le prime case, e i lealisti che chiedono di eliminare anche la Tasi, la tassazione di servizi legata agli immobili), oggi quello in casa Pd sulla vendita ai concessionari delle aree attrezzate retrostanti alle spiagge. La proposta, contenuta in un emendamento al Ddl Stabilità del relatore Antonio D'Ali (Pdl) - rispunta anche in un emendamento "fotocopia" (il n. 3.0.10) firmato da alcuni senatori Pd, alimentando per tutta la giornata polemiche e prese di posizione nelle fila del partito, e la sconfessione del ministro dell'Ambiente, il dem Andrea Orlando. Nel tardo pomeriggio, nonostante l'ammissibilità decretata dal presidente della commissione Bilancio in vista del voto sugli emendamenti, che inizierà tra domani e giovedì, la decisione del Pd di ritirare la proposta: troppo alto il rischio di una spaccatura.

Verdi sulle barricate per l'allineamento Pd-Pdl
Il rischio, a vedere la proposta da vicino, era davvero elevato. Secondo l'emendamento D'Ali la legge di Stabilità avrebbe dovuto infatti autorizzare la vendita del demanio costiero occupato da strutture turistiche, destinando i 5-10 miliardi di euro di nuove risorse così recuperate alla riforma della tassazione immobiliare con la cancellazione del Trise e l'istituzione del Tributo unico comunale. Ma contro l'allineamento di parte dei senatori democrat all'ipotesi avanzata dal Pdl si schierato fin da ieri il vice ministro dell'Economia Fassina («non è in linea con il programma del governo»), anche se le vere bordate sono arrivate oggi. Tra i primi a lanciare l'allarme il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che mette all'indice i "traditori". «Anche alcuni senatori del Pd, in particolare Chiavaroli, Fabbri, Marcucci (che poi ritirerà la firma, ndr), Vattuone, Favero, Tomaselli, Albano, Caleo, Padua e la senatrice della Lega Bruni hanno presentato emendamenti per la vendita delle spiagge identici a quello della Pdl», spiega, per poi tuonare: «si trattano le spiagge degli italiani come un fatto privato e di sostenibilità economica per le imprese che già hanno avuto quelle concessioni demaniali in assenza di qualsiasi gara di evidenza pubblica trasformando le spiagge italiane in una distesa di cemento».

Democratici in campo
Ma i contrari nel Pd non si contano: dal Governatore della Toscana Enrico Rossi, che su Facebook si scaglia contro la proposta d'Alì, alla Cgil Emilia Romagna, che attacca il centrodestra ignorando ancora la figa in avanti di alcuni senatori Pd. Parole dure contro l'ipotesi di una svendita degli arenili arrivano anche da Loredana De Petris (Sel), secondo cui il Pdl «ha pensato bene di preparare un vero e proprio regalo alle lobby dei balneari». Un fronte compatto, che induce la prima firmataria dell'emendamento "fotocopia" del Pd, Manuela Granaiola, a difendere la proposta di modifica che, spiega, «nasce da un'ipotesi prospettata dal sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta e dal Direttore dell'Agenzia del Demanio ad un tavolo di confronto con le associazioni di categoria e con molti deputati e senatori di diversi schieramenti politici. Ipotesi a mio parere molto interessante, sulla quale, dopo un approfondito dibattito con i concessionari c'è stata la totale convergenza di tutte le associazioni di categoria».

L'altolà dei ministri Fassina e Orlando
Ma le polemiche non rientrano, alimentate anche dallo scetticismo del relatore Pd in commissione Bilancio, che esclude un'intesa Pd-Pdl sulle concessione balneari, le ironie dei 5 Stelle («Il Partito democratico si contraddice per l'ennesima volta, lo dimostra in modo paradossale presentando un emendamento che sbugiarda il proprio vice-ministro Stefano Fassina» e l'altolà del ministro dell'Ambiente Andrea Orlando che boccia senza appello l'idea di una cessione dei litorali. «Le norme che paiono emergere dal confronto parlamentare e che propongono la sdemanializzazione di porzioni di litorale e spiagge – spiega Orlando - sono politicamente inaccettabili e tecnicamente sbagliate», parole dure su cui le associazioni degli imprenditori balneari replicano invitando il Parlamento a non bocciare in anticipo la proposta ma a fare chiarezza e a fermare l'allarmismo su un comparto cruciale per turismo. Davvero troppo, per il Pd, che nel tardo pomeriggio decide per un passo indietro, lasciando al centrodestra la responsabilità politica della vendita delle spiagge.

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