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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2013 alle ore 20:50.
L'ultima modifica è del 13 novembre 2013 alle ore 20:52.

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Una veduta di Valsolda sul Lago di Lugano (Fotogramma)Una veduta di Valsolda sul Lago di Lugano (Fotogramma)

In Valsolda si guadagna molto più di quanto appare, ma quasi tutti lavorano in Svizzera e le tasse dei cittadini rimangono oltreconfine.

E' per questo motivo, puramente contabile, il Comune che si affaccia sul Lago di Lugano sembra il più povero d'Italia. Lo afferma il primo cittadino, Giuseppe Farina, dopo la diffusione dei dati del ministero dell'Economia.

«Il 90% dei valsoldesi lavora in Svizzera per cui percepisce il reddito lì e non dichiara nulla in Italia», spiega Farina. In realtà «i valsoldesi guadagnano mediamente il triplo degli italiani perché percepiscono lo stipendio in franchi svizzeri», osserva il sindaco. Ad esempio, aggiunge, lì «un muratore guadagna in media circa 4.000 euro al mese, un manovale 3.000 e una commessa 2.500».

La Valsolda confina con la Svizzera per cui vive il fenomeno dei transfrontalieri: «la maggioranza dei cittadini vive in Valsolda ma lavora nel Cantone», dice Farina. Il risultato è che «i costi sociali restano a carico del Comune mentre l'incasso della tassazione va al Cantone svizzero».

Per questo motivo puntiamo alla «fusione con gli altri Comuni del lago», spiega Farina, ricordando che il primo dicembre ci sarà un referendum «per fare un comune più grande in modo da avere maggiori risorse che ci consentiranno di avviare nuove iniziative all'interno del territorio».

Il sindaco di Valsolda si dice ottimista sul risultato della consultazione popolare: «Confido nelle persone intelligenti e penso che non ci siano problemi, anche perché non c'è alternativa se vogliamo valorizzare il territorio con un miglioramento di servizi e di qualità della vita», conclude Farina.

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