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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2013 alle ore 06:58.
L'ultima modifica è del 14 novembre 2013 alle ore 09:39.

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Nella foto il boss della ‘ndrangheta Pasquale Condello durante il suo arresto da parte dei Carabinieri avvenuto nel 2008 (Ansa)Nella foto il boss della ‘ndrangheta Pasquale Condello durante il suo arresto da parte dei Carabinieri avvenuto nel 2008 (Ansa)

L'uno assolto e l'altro condannato. Entrambi amministratori giudiziari, entrambi di Reggio Calabria, entrambi chiamati nel 2008 a risalire la penisola fino in Romagna e gestire a nome e per conto dello Stato un patrimonio immobiliare ed imprenditoriale del valore di 50 milioni, sequestrato e poi confiscato a Cesena ad Alfredo Ionetti, consuocero del "supremo" boss di ‘ndrangheta Pasquale Condello.
Periodo nero – insomma – per gli amministratori giudiziari. La scorsa settimana, nell'ambito dell'operazione Araba Fenice condotta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, un'amministratrice giudiziaria è stata infatti arrestata.
Il giudice Alessandro Trinci del Tribunale di Forlì, il 9 novembre, in primo grado ha assolto per tutti i capi di imputazione Francesco Antonio La Camera, mentre ha condannato il suo collega Rosario Spinella a due anni (con pena sospesa), al pagamento delle spese processuali e all'interdizione dai pubblici uffici per la durata di tre anni. I reati commessi sono esercizio abusivo dell'attività finanziaria, peculato e concorso nella violazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale alla quale era stato sottoposto Ionetti per tre anni a partire dal 29 giugno 2009.

Entro 90 giorni dalla data della sentenza saranno rese note le motivazioni ma per il momento quel che appare certo è che in buona parte sono andate a segno le richieste fatte dai pm Fabio Di Vizio (nel frattempo trasferito a Pistoia), Marco Forte (nel frattempo trasferito a Bologna) e del capo della Procura di Forlì Sergio Sottani.
Spinella avrebbe esercitato abusivamente attività finanziaria (disciplinata dal comma 1 dell'articolo 106 del Testo unico bancario), attraverso anticipazioni di fondi o rinuncia di crediti nei confronti di alcune società, per una cifra di circa 150mila euro.
Secondo l'accusa, inoltre, Spinella si sarebbe appropriato di somme custodite e/o gestite come amministratore giudiziario, per un ammontare complessivo di 35.677,62 euro impiegandoli, al di fuori di qualsiasi di autorizzazione e disposizione dei soggetti competenti della procedura giudiziaria, per il pagamento di parcelle relative a competenze professionali accampate per la predisposizione dei bilanci relativi alle società amministrate. Somme, secondo l'accusa, non corrispondenti al rimborso di spese necessarie o utili per la conservazione ed amministrazione delle società, rientrando piuttosto nei compensi spettanti nella sua veste di pubblico ufficiale. Il Tribunale ha disposto la confisca per equivalente al profitto tratto dal reato di peculato.

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