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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2013 alle ore 18:12.
L'ultima modifica è del 13 novembre 2013 alle ore 18:53.

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Sono oltre 5 milioni gli stranieri regolarmente presenti in Italia. E portano nelle casse dello Stato un beneficio netto, tra entrate e uscite, quantificabile in un miliardo e 400 milioni di euro. Sono alcune delle stime del Dossier Statistico Immigrazione 2013, presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Kyenge e del viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali con delega alle pari opportunità, Maria Cecilia Guerra. Un dossier che per la prima volta quest'anno non porta le "firme" della Fondazione Migrantes e di Caritas Italiana, ma nasce dalla collaborazione tra il centro studi Idos (che ha sempre redatto la ricerca) e l'Ufficio antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio (Unar).

Kyenge: sono cittadini di fatto
Secondo il rapporto buona parte degli immigrati presenti in Italia sono "soggiornanti di lungo periodo", autorizzati cioè a una permanenza a tempo indeterminato, quindi immigrati con un certo livello di integrazione nel nostro Paese. Un dato che fa affermare al ministro per l'Integrazione, Cécile Kyenge, che «si continua a chiamarli "stranieri" o peggio ancora "extracomunitari" ma non ci si accorge che gli immigrati sono cittadini di fatto».

Quella romena resta la comunità più numerosa
La crisi, si sottolinea nel dossier, ha rallentato ma non fermato l'aumento degli immigrati: dal 2007 a fine 2012 si è passati da quasi 4 milioni ai 5,186 milioni attuali, non solo per l'ingresso di nuovi lavoratori ma anche per via dei nati in Italia e dei ricongiungimenti familiari. La comunità più numerosa è quella romena, circa 9 milioni di immigrati secondo le stime del Dossier. Rilevante il numero dei bambini stranieri nati in Italia nel 2012, quasi 80 mila, ai quali si affiancano i quasi 27 mila figli di coppie miste. Nel complesso, tra nati in Italia e ricongiunti, i minori non comunitari sono più di 900 mila e quelli comunitari almeno 250 mila. Per i ricongiungimenti familiari sono stati rilasciati nel 2012 81.322 visti, poco meno dell'anno precedente (83.493).

Tra tasse e contributi 13,3 miliardi di entrate per lo Stato
Una presenza consolidata, dunque, che ha cambiato il volto dell'immigrazione nel nostro Paese e che porta nelle casse dello Stato un beneficio che si può quantificare in un miliardo e 400 milioni di euro. Il rapporto tra la spesa pubblica per l'immigrazione, da una parte, e i contributi previdenziali e le tasse pagate dagli immigrati, dall'altra, mostra infatti che nel 2011 gli introiti dello Stato riconducibili agli immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute per loro sono state di 11,9 miliardi, con una differenza in positivo per il sistema-paese, appunto, di 1,4 miliardi.

Più spese per l'emergenza che per l'integrazione
L'obiezione ricorrente secondo cui l'integrazione degli immigrati costa troppo all'Italia, quindi, secondo gli autori del dossier non trova riscontro nell'analisi delle singole voci di spesa e nel quadro che ne deriva. È vero, invece - spiegano - che l'Italia sostiene spese di rilevante portata, più che per le politiche di integrazione, per interventi di contrasto all'irregolarità o di gestione dei flussi, in un'ottica emergenziale: è stato speso oltre un miliardo di euro, tra il 2005 e il 2011, per Centri di Identificazione ed Espulsione, Centri di Primo Soccorso e Accoglienza, Centri di Accoglienza, Centri di Accoglienza per Richiedenti asilo e Rifugiati.

Obiettivo testo unico su rifugiati e richiedenti asilo nel 2014
Per il ministro Kyenge che «le principali norme che regolano l'immigrazione e cittadinanza hanno oltre 20 anni, un lasso di tempo troppo lungo». Vanno dunque cambiate. A cominciare dalle norme sull'asilo, sulle quali l'Italia dovrà rapidamente adeguarsi a quanto chiede l'Europa: entro il 31 dicembre, ha reso noto il ministro, «dovremo recepire tutte le norme sull'asilo, sui profughi e sui richiedenti asilo. Questo è un dovere che abbiamo posto come priorità nell'agenda di Governo» per arrivare, nel 2014, a «un testo unico sui rifugiati e richiedenti asilo».

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