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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2013 alle ore 07:22.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:43.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
Per il terzo anno consecutivo, la Commissione europea ha annunciato ieri che intende preparare una analisi approfondita sugli squilibri che caratterizzano l'economia italiana. Sotto esame è ancora una volta il debito pubblico così come «la debole competitività» del paese. Sempre ieri lo stesso esecutivo comunitario ha fatto una rassegna sullo stato di avanzamento delle riforme economiche in Italia, sottolineando tra le altre cose le molte iniziative rimaste parziali o incomplete.

«Credo che sia essenziale che l'Italia rimanga sul percorso di riforma della sua economia, che l'instabilità politica non metta a repentaglio i progressi effettuati e che non vi sia autocompiacimento riguardo alle prossime sfide, vale a dire il necessario completamento delle riforme promesse dal governo», ha detto ieri qui a Bruxelles in una conferenza stampa il presidente della Commissione José Manuel Barroso, presentando un atteso rapporto sui potenziali squilibri macroeconomici in Europa.
Ha preso infatti il via ieri il quarto esercizio del Semestre Europeo, un periodo nel quale governi nazionali devono coordinare le loro politiche economiche con l'aiuto dell'esecutivo comunitario nel tentativo di rafforzare l'assetto della zona euro, messo a dura prova dalla crisi debitoria. Nel suo rapporto sugli squilibri macroeconomici, che contribuirà alle prossime raccomandazioni della Commissione inviate ai singoli paesi, Bruxelles mette l'accento su 16 paesi.

L'Italia sarà sotto esame per il debito pubblico, ormai sopra al 130% del prodotto interno lordo; la perdurante perdita di quote di mercato; e il deprezzamento del cambio effettivo in termini reali. In una breve spiegazione della scelta di avere optato per una prossima analisi approfondita, la Commissione parla di «debole competitività», notando tra le altre cose che l'export verso i paesi extra zona-euro è stato sostenuto da un calo del cambio effettivo in termini reali.
Il debito pubblico italiano è ritenuto una «vulnerabilità significativa». L'analisi approfondita sugli squilibri italiani è attesa in primavera. Finora, i nodi italiani sono stati oggetto di raccomandazioni, non di sanzioni. L'impressione è che così dovrebbe essere anche questa volta. Bruxelles è alla ricerca di un delicato equilibrio. Vuole usare i nuovi poteri che le sono state concesse per meglio controllare le politiche nazionali, ma non vuole provocare risentimenti nelle sensibili opinioni pubbliche.

Sempre ieri, la stessa Commissione ha presentato un breve rapporto sullo stato di avanzamento negli ultimi tre anni a livello nazionale delle raccomandazioni comunitarie. Sul fronte italiano, la carrellata dell'esecutivo comunitario non comporta grandi novità. Bruxelles prende atto degli sforzi italiani, ma sottolinea come molto rimanga da fare. C'è bisogno di uno «stretto monitoraggio» dell'evoluzione delle finanze pubbliche «per assicurare il rigoroso rispetto del Patto di Stabilità e di Crescita».
In generale, la Commissione rimprovera all'Italia di lasciare le riforme a metà. Le misure prese per migliorare l'efficienza del sistema giudiziario necessitano «un monitoraggio legislativo» e soprattutto nuove iniziative. Riforme al mercato dei servizi sono state adottate ma «vi sono rischi nella loro concreta adozione». L'attuazione delle misure per rendere il mercato del lavoro più flessibile è considerata «lenta». Lo stesso vale per l'introduzione della concorrenza nei servizi pubblici a livello locale.

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