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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2013 alle ore 08:17.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:44.

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BRUXELLES - La Commissione europea ha espresso ieri preoccupazione sul progetto di bilancio in discussione in Parlamento, invitando le autorità italiane «a prendere le misure necessarie» per assicurare che la Finanziaria per il 2014 rispetti le norme del Patto di stabilità e di crescita relative alla diminuzione del debito pubblico. L'esecutivo comunitario ha fatto pressione perché il Governo trovi nuovi risparmi, per esempio attraverso l'attesa spending review.

La Finanziaria presentata dal Governo Letta non è stata bocciata tout court, rimandata a Roma perché sia riscritta, ma la Commissione europea – forte dei nuovi poteri che le permettono di valutare e commentare ex ante un testo di bilancio mentre questo è ancora in discussione in Parlamento – non ha esitato a introdurre paletti e a presentare suggerimenti, insistendo in particolare su una riduzione della spesa pubblica che contribuisca a un calo del debito italiano.

«Vi è il rischio che il progetto di bilancio del 2014 non sia rispettoso delle regole del Patto di stabilità e di crescita - si legge nella relazione -. In particolare il criterio di riduzione del debito non è rispettato». In questo contesto, «la Commissione invita le autorità italiane a prendere le necessarie misure per assicurare che il bilancio 2014 sia pienamente rispettoso del Patto di stabilità e di crescita». Il problema quindi non è il deficit, sotto al 3,0% del Pil sia nelle stime dell'Italia che della Commissione, ma il debito.

Le nuove regole europee prevedono che i Paesi in debito eccessivo debbano ridurre gradualmente l'indebitamento, l'Italia dello 0,66% nel 2014. Secondo lo stesso Governo Letta, la Finanziaria punta invece su un calo assai minore, dello 0,12% (addirittura la Commissione stima un leggero aumento del debito). Non basta. L'Italia ha spostato dal 2014 al 2015 il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale, mentre Bruxelles crede che l'obiettivo possa essere raggiunto, a politiche immutate, solo nel 2017.
Questa situazione ha indotto la Commissione non solo a invitare l'Italia a nuove misure di finanza pubblica, ma anche a sospendere l'uso di una clausola che permette la detrazione degli investimenti dal calcolo del disavanzo pubblico. Per certi versi, l'esecutivo comunitario ha utilizzato questa misure come arma per imporre l'aggiustamento necessario. «Il Paese deve fare uno sforzo sufficiente da un punto di vista strutturale», ha detto il commissario agli affari monetari, Olli Rehn.

In questo senso, Rehn si è augurato risultati rapidi sul fronte della spending review, già all'inizio del 2014: «Se questi dovessero consentire al Paese di rispettare la regole del debito, la clausola sugli investimenti potrebbe essere utilizzata». Chiusa la porta oggi a questa possibilità – su cui l'Italia ha dato battaglia per anni – la Commissione potrebbe quindi riaprirla domani. Qui a Bruxelles si calcola un aggiustamento sul debito che oscilla tra i tre e i cinque miliardi di euro.

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