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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2013 alle ore 12:58.
L'ultima modifica è del 18 novembre 2013 alle ore 14:16.

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«Le nuove norme su copyright e pirateria online sono incostituzionali, violando l'articolo 21 sulla libertà d'espressione». Frank La Rue, rappresentante dell'Onu in visita ufficiale in Italia, non usa mezzi termini nella sua relazione al Governo. «Sbaglia qualunque Stato che deleghi questi temi a un'autorità amministrativa. Deve essere invece il Parlamento a occuparsene, perché è la sola istituzione che può occuparsi di aspetti riguardanti la libertà di espressione», ha detto oggi in una conferenza stampa presso le Nazioni Unite.
È una pietra scagliata contro l'intento di Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) di normare il diritto d'autore online con una delibera che dovrebbe uscire entro dicembre e che adesso è in bozza pubblica.

La Rue bacchetta in particolare le parti della delibera dove Agcom si attribuisce il potere di oscurare siti che violano il diritto d'autore e di multare i provider che non ottemperano ai suoi ordini di impedire l'accesso degli utenti ai contenuti pirata. «Uno dei motivi di preoccupazione è la possibilità di Agcom di sanzionare in nome della tutela del diritto d'autore. Le norme in materia devono essere prerogativa dei parlamenti, perché toccano da vicino la libertà d'espressione. A sanzionare i violatori, inoltre, deve essere solo l'organo giudiziario che valuta caso per caso», ha aggiunto. «Compito di Agcom deve essere solo applicare la legge».

Il giudizio potrebbe avere un certo peso sulle nuove norme, che scatteranno a febbraio 2014. Agcom potrà agire dopo aver ricevuto una segnalazione riguardo una presunta violazione di diritto d'autore. Allora aprirà un dibattimento con i gestori del sito e stabilirà se la violazione c'è stata o no. In caso affermativo, chiederà di rimuovere ogni riferimento (anche un link) all'opera e solo in caso di rifiuto passerà alle maniere forti. Chiederà ai "prestatori di servizi" (quelli che ospitano il sito o i provider internet) «di provvedere, entro tre giorni dalla notifica dell'ordine, alla rimozione selettiva delle opere digitali diffuse in violazione del diritto d'autore o dei diritti connessi ovvero alla disabilitazione dell'accesso alle medesime, rispettando i criteri di gradualità e di proporzionalità e tenendo conto, tra l'altro, della gravità della violazione e della localizzazione del server». È l'aspetto più contestato, nella delibera. Un altro è il potere di Agcom di chiedere ai fornitori del servizio i nomi dei titolari di siti, blog, forum, a fronte della segnalazione di un detentore di diritto d'autore, cioè prima ancora che la violazione venga accertata. E gli intermediari hanno 48 ore di tempo (senza distinzione tra giorni feriali o festivi) per ottemperare.

Contro questa delibera era intervenuta nei giorni scorsi anche la presidente della Camera Laura Boldrini, dicendo a un convegno romano che fosse il Parlamento ad agire, «dove già è stata depositata una proposta di legge». Cioè quella Casson (Pd) che tra l'altro affida al solo Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero degli Interni il compito di raccogliere le segnalazioni di violazioni di diritto d'autore e quindi di informare l'autorità giudiziaria, la quale - come già avviene- poi può impedire l'accesso ai contenuti pirata.
È un tema molto caldo, perché attraverso opposti e notevoli interessi: delle aziende, degli autori, dei cittadini e della società civile. Il giorno dopo la presa posizione di Boldrini, c'è stata quella a favore dell'Agcom e della delibera da parte del sottosegretario ai Beni e le Attività Culturali Simonetta Giordani. Rispondendo a un'interrogazione urgente di Sel, ha detto alla Camera che la missione di Agcom è legittima e non lede la libertà di espressione.

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