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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2013 alle ore 07:57.

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Partono i sondaggi del governo su potenziali partner arabi di Alitalia, mentre si profila un rinvio dell'assemblea di Poste Italiane nella quale il ministero dell'Economia dovrebbe autorizzare l'intervento con 75 milioni di euro nel salvataggio Alitalia.
Secondo autorevoli fonti governative «c'è un rallentamento poiché il termine per la sottoscrizione dell'aumento di capitale per i soci è stato posticipato al 27 novembre». L'assemblea di Poste Spa era prevista per domani, data mai confermata né smentita, ma nel fine settimana si sono intensificate le indiscrezioni di un rinvio a dopo il 27 novembre.
Secondo fonti governative il rinvio ci sarebbe perché il termine per l'esercizio del diritto di opzione dei soci, che scadeva il 14 novembre, è stato differito dal consiglio di amministrazione Alitalia di mercoledì al 27 novembre, viste le difficoltà ad ottenere adesioni all'operazione da 300 milioni. In cassa finora sono entrati 136 milioni. All'indomani del cda c'è stata la doccia gelata, il "no" di Air France-Klm alla ricapitalizzazione, la sua quota sarebbe di 75 milioni. «Il debito di Alitalia è troppo alto», ha detto in consiglio il presidente onorario Jean-Cyril Spinetta, lo ha ripetuto l'a.d., Alexandre de Juniac. L'a.d. di Poste Massimo Sarmi era volato a incontrarlo a Parigi il 15 ottobre e il manager francese aveva promesso – almeno così avevano fatto trapelare fonti italiane sull'Ansa – una successiva visita a Roma, ma de Juniac non si è visto.
Non è un mistero che il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, non fosse favorevole a un intervento con soldi pubblici nel salvataggio dell'Alitalia-Cai, portata al fallimento in meno di cinque anni dalla gestione dei Capitani coraggiosi, i soci italiani chiamati da Silvio Berlusconi e Intesa Sanpaolo, con l'allora a.d. Corrado Passera e con Gaetano Miccichè, direttore generale. L'intervento di Poste lo ha voluto il premier, Enrico Letta. Ma dopo il ritiro di Air France-Klm dalla ricapitalizzazione si rafforzano i dubbi sulla capacità di Alitalia di superare la crisi. Spetta al ministero dell'Economia, come azionista unico di Poste, dare il via libera o meno nell'assemlea della società. La decisione spetta a Saccomanni, che sentirà Letta.
È partita intanto la diplomazia economica di Letta per dare una mano ad Alitalia. Il consigliere economico del premier, Fabrizio Pagani, è arrivato negli Emirati Arabi Uniti, al salone aerospaziale di Dubai ha visitato il padiglione di Finmeccanica. Secondo l'agenzia degli Emirati Wam, riportata dall'Ansa, Pagani ha discusso con il segretario emiratino Butti Al Hamed di «importanti temi di interesse comune e delle possibilità di cooperazione». Da Roma viene sollecitato l'intervento di Etihad Aiways in Alitalia.
Etihad ha appena annunciato l'acquisto del 33,3% della compagnia svizzera Darwin, che vola anche in Italia, mossa che sembra contraddire un potenziale interesse ad Alitalia. I sondaggi di Palazzo Chigi sono diretti anche a Qatar Airways. Non è confermato se sia tra le ipotesi anche Emirates, che in Europa ha già accordi con la low cost easyJet.
Un portavoce di Lufthansa ha negato interesse per Alitalia, così come l'a.d. della Cdp, Giovanni Gorno Tempini, ha escluso ogni possibilità di intervento della società pubblica. A proposto del debito e dei tagli chiesti da Air France-Klm, la società Aeroporti di Roma non è disponibile a sacrifici. «Ci mancherebbe che ci mettiamo a fare gli sconti», ha tagliato corto il presidente, fabrizio Palenzona.
Silenzio sulla parte dolorosa del piano di risparmi approvato dal cda Alitalia, i tagli al personale e agli stipendi. Secondo fonti sindacali, ha riferito l'Agi, ci sarebbero da 2.230 a 2.330 esuberi, un migliaio contratti a termine non rinnovati, il resto a tempo indetermianto. Tra gli esuberi ci sarebbero 230 piloti, 400 hostess.
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