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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2013 alle ore 07:58.

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Suleiman Kerimov, primo azionista di Uralkali, ha concordato di cedere la sua quota del 21,75% a un altro oligarca russo, Mikhail Prokhorov, aprendo potenzialmente la strada a una risoluzione della disputa tra Russia e Bielorussia, che ha scosso il mercato mondiale dei fertilizzanti (si veda Il Sole 24 Ore del 31 luglio).
Uralkali, il più grande produttore di sali di potassio, a fine luglio aveva rotto a sorpresa l'alleanza con Belaruskali, mettendo fine a uno dei due cartelli che controllavano il mercato: la Belarusian Potash Company (Bpc), responsabile del 40% delle forniture mondiali. L'altro cartello – la Canpotex, che commercializza la produzione delle nordamericane Potash Corp. of Sakatchewan, Mosaic e Agrium – è tuttora in piedi, ma il divorzio dei concorrenti ha frenato le vendite del fertilizzante in tutto il mondo, portando a una forte caduta dei prezzi: i carichi franco porto Vancouver (Canada) sono attualmente scambiati a 315-330 dollari per tonnellata, contro gli oltre 400 $ dell'estate scorsa.
La Bielorussia, che conta sui fertilizzanti per il 12% delle entrate statali, lo scorso agosto – quasi certamente per ritorsione – ha arrestato il ceo di Uralkali, Vladislav Baumgertner, tuttora agli arresti domiciliari a Minsk. Il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko ha più volte dichiarato che una riconciliazione sarebbe stata possibile solo dopo un cambio dell'azionariato di Uralkali. Adesso è stato accontentato, anche se molti analisti avvertono che una pronta resurrezione della Bpc è tutt'altro che scontata.
Prokhorov è da tempo un protagonista nel mondo delle materie prime. Il miliardario, noto anche per la sua passione per il basket (è comproprietario della squadra americana dei Brooklyn Nets), possiede il 17% del gigante dell'alluminio Rusal. Fino al 2008 era socio di Norilsk Nickel, da cui è uscito dopo una lunga disputa con il partner Vladimir Potanin, mentre lo scorso febbraio si è disimpegnato da Polyus Gold, in cui era partner proprio di Kerimov.
L'ingresso in Uralkali avverrà attraverso la holding Onexim Group, che ha dichiarato trattarsi di «un investimento di lungo termine, in una società unica per la sua posizione nel settore e il suo ruolo nell'economia mondiale». Il valore della transazione, che non è stato rivelato, potrebbe essere intorno a 3,5 miliardi di dollari in base alle valutazioni di Borsa o addirittura superiore secondo indiscrezioni di stampa: il quotidiano russo Vedomosti parla di 4,3 miliardi.
Sempre secondo indiscrezioni, anche altri due azionisti di rilievo di Uralkali – Filaret Galtchev (7%) e Anatoly Skurov (4,8%) – starebbero trattando la vendita. E ad acquistare potrebbe essere Dmitry Mazepin, uomo d'affari di origine bielorussa che già controlla Uralchem, produttore di fertilizzanti a base di azoto e fosfati. Due mesi fa, mediante la conversione di obbligazioni, era entrato in Uralkali con il 12,5% anche il fondo sovrano cinese China Investment Corporation (Cic).
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