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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:46.

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Manca solo un parere - quello della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali - poi sciopero sarà.
I commercialisti italiani sono a un passo dal proclamare la prima, storica astensione per far esplodere uno stato di profondo disagio, di cui la manifestazione di ieri a Roma è solo il sintomo più evidente.

Ma se in materia di revisione legale la soluzione è a portata – come ha annunciato nel suo intervento il viceministro Stefano Fassina – e probabilmente sarà incruenta, le ragioni alla base della prossima serrata appaiono una montagna, ad oggi insormontabile.
Crisi di liquidità degli studi, adempimenti delegati dallo Stato senza alcun riconoscimento economico, legislazione e normazione schizofrenica, sottomissione forzata agli «arbìtri» delle agenzie fiscali, responsabilità professionale totalmente "a sbalzo" sul crinale di un panorama confuso e in perenne cambiamento, sono questi i motivi di uno scontento ormai disincantato e difficile da gestire, anche per le associazioni sindacali della categoria.
«Noi oggi più che mai scontiamo due ordini di problemi insuperabili e strettamente collegati tra loro – dice Raffaele Marcello, presidente dell'Unione nazionale commercialisti ed esperti contabili –. Da un lato la gestione del cliente, che sempre più spesso è in crisi di liquidità e non riesce a pagare le consulenze e le parcelle, mentre sull'altro versante subiamo il diluvio di adempimenti che l'amministrazione statale ci chiede, anzi ci delega a costo e a riconoscimento zero».

La scelta, in una congiuntura di crisi che ha sempre più le sembianze di strutturalità, è diabolica: «Mollare il contribuente al suo destino o continuare ad assisterlo? – prosegue Marcello – Di fatto noi oggi scontiamo le difficoltà delle imprese quando hanno crediti sempre più difficili da riscuotere, e consideri infatti che ormai gli studi sono strutturati con personale multi-specializzato. Sa che cosa significa? Che anche se non incassi, hai il lavoro dipendente da pagare a fine mese. Mi spiega per quanto potremo andare avanti così?».
Eppure con un po' di sforzo e di buona applicazione le vie d'uscita non sembrano impossibili da trovare. «La soluzione? Iniziamo a eliminare gli adempimenti inutili, penso allo spesometro – continua il presidente dell'Uncec – Ha idea di quanto lavoro comporta per gli studi di consulenza fiscale? Eppure all'amministrazione sarebbe bastato utilizzare gli elenchi fornitori di 20 anni fa per arrivare al medesimo risultato. Mentre noi abbiamo dovuto acquistare software, caricandoci i costi, il disagio e l'ulteriore lavoro per conto dello Stato, ovviamente in perdita».

Altro capitolo dolente, l'obbligo del Pos per i pagamenti con bancomat a partire dal 1° gennaio 2014. Per colpire la microevasione, secondo il punto di vista dei professionisti, si dimentica che gran parte degli studi lavora per società, cioè in regime di fattura – e pertanto di tracciabilità – obbligata. «Con uno slogan molto vicino alla verità – chiosa Raffaele Marcello – constato che il Governo ci tratta da Caf, con la differenza che a loro almeno pagano il contributo su Unico, a noi nemmeno quello».
Sciopero inevitabile, quindi. Per Marco Cuchel, presidente dell'Associazione nazionale dei commercialisti, «non possiamo più continuare a lavorare in un quadro di incertezze croniche, dove a pagare siamo sempre noi. Da una parte un legislatore schizofrenico e agenzie fiscali che spesso superano le leggi a destra e in contromano, dall'altro il rischio sempre più incombente di venire colpiti da sanzioni».
«È ora di far capire all'opinione pubblica che così non riusciamo più ad andare avanti – aggiunge Cuchel – Pensi alla tempistica sulla seconda rata Imu, ci sarà? Non ci sarà? Le aliquote comunali come saranno? E i bollettini da compilare in tre giorni? E ancora pensi allo scherzo d'agosto di Gerico che ha costretto molti di noi a saltare le ferie. No, abbiamo davvero raggiunto, anzi oltrepassato la misura. Appena chiusi gli adempimenti di fine anno scenderemo in sciopero».

Una casella di posta elettronica per spiegare il disagio e il malcontento della categoria. Racconta le tue difficoltà tra la crisi e le leggi complesse e contraddittorie inviandoci un messaggio: soscommercialista@ilsole24ore.com

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