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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 16:24.

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Ci sono set che dividono la vita a metà. Federica Lisi gioca il suo secondo set da due anni, dalla notte del marzo 2012 che ha tracciato il prima e il dopo delle sue giornate: con Bovo, senza Bovo. Bovo come Vigor Bovolenta, colonna della generazioni di fenomeni che ha sbancato il volley mondiale sotto la guida di Julio Velasco. Bovo come suo marito, il compagno di 15 anni, il padre dei loro cinque figli. Un amore senza crisi e senza addii che si scrive nelle 185 pagine di «Noi non ci lasceremo mai – La mia vita con Bovo» (Mondadori 2013), firmato a quattro mani da Federica e Anna Cherubini. Sceneggiatrice, scrittrice e sorella del Jovanotti che ha inciso uno dei brani preferiti di Federica e di Bovo, «Il più grande spettacolo dopo il Big Bang».

Ricordi. Stralci biografici senza retorica e senza censure sui sentimenti e la quotidianità del rapporto. La vita che si spezza a metà in una notte, tra le telefonate concitate e la conta emotiva dei chilometri da Ravenna all'ospedale di Macerata dove il Gigante del Polesine, 203 centimetri di potenza sotto rete, se ne è andato per un malore dopo l'ultimo match della sua carriera. Federica Lisi parla al presente di suo marito, spiega a chi non ha mai conosciuto Bovolenta in prima persona cosa significasse "viverlo" in casa e al palazzetto, sotto i riflettori di Pechino 2008 e nelle corse con il figlio Alessandro sulle spiagge di Marina di Ravenna. C'è il volley, l'amore galeotto che ha fatto incontrare i due in un appuntamento a quattro sotto a un palazzetto dello sport. Perché Bovo non è un campione tra i tanti, nella rosa lunghissima della pallavolo azzurra. In Nazionale, si gioca a 22 anni l'argento alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 e vince quattro World League, una Coppa del Mondo e due europei. Nei club, come schiacciatore di razza, si aggiudica tre Coppe dei Campioni, una coppa Cev e due Supercoppe Europee con la maglia del Ravenna e divide il resto della carriera tra Ferrara, Roma, Palermo, Modena, Piacenza e Perugia. «203 presenze in nazionale e 203 centimetri di altezza», ricorda la moglie, in uno sprazzo delle due stature di Bovo. Quella del campione e quella dell'uomo, registrato alle anagrafe con quel bizzarro "Vigor" in onore di un trapezista che aveva folgorato al circo il fratello maggiore Antonio.

Ma soprattutto c'è la vita. Istantanee su un leone timido che si faceva in quattro tra i successi in campo, l'affetto degli amici e l'amore di una famiglia che si sarebbe allargata pochi mesi dopo l'ultimo set della sua biografia: Andrea, il quinto arrivato, è nato il 30 ottobre 2012. Federica Lisi pensa soprattutto a loro, i figli, in una conversazione con «la sua nuova amica« Cherubini a metà strada tra ricordi intimi e i titoli dei giornali, la felicità di sempre e il dolore imprevisto del suo addio. Il filo, tra le pagine, è una domanda che spiazza: «Sei ancora innamorata di lui?». La risposta è nell'intera biografia, o "duografia" come si direbbe leggendo. Gli azzurri del volley, ai Giochi di Londra 2012, hanno aggirato le rigidità del regolamento a Cinque Cerchi e portato sul podio la sua maglietta numero 16. Perché «i compagni di Bovo hanno reso Bovo partecipe di questa Olimpiade, anche se Bovo è volato in cielo».

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