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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 06:48.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:47.
L'accordo di associazione con l'Unione europea rischia di naufragare, ma almeno per le forniture di gas l'Ucraina potrebbe presto liberarsi dalla dipendenza dalla Russia. Una portavoce della Commissione europea, Marlene Holzner, ha dichiarato alla Reuters che «nei prossimi giorni» sarà formalizzata l'intesa per consentire le importazioni di gas attraverso la Slovacchia: un passaggio fondamentale nella strategia di emancipazione energetica messa in atto da Kiev. L'Ucraina, un tempo integralmente dipendente da Gazprom, da novembre 2012 ha iniziato ad importare metano dall'Ungheria e dalla Germania via Polonia, in virtù di un accordo di fornitura con la tedesca Rwe. In tutto conta di arrivare quest'anno a 2,5 miliardi di metri cubi e il prossimo a 6-7, su un fabbisogno totale di 18 miliardi. I flussi dalla Slovacchia, tuttavia, sono potenzialmente molto più ampi – fino a 20 miliardi di mc – e potrebbero quindi consentirle di tagliare del tutto il cordone ombelicale con la Russia. Almeno in teoria. Quello di provenienza slovacca sarebbe infatti pur sempre gas russo, rivenduto. E non si possono escludere vendette trasversali da parte di Mosca, già ai ferri corti con Kiev non solo per dispute relative al gas, ma anche – e soprattutto – per il tentativo di sottrarsi alla sua sfera di influenza: il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha accusato ieri Bruxelles di esercitare «imperdonabili pressioni» pur di arrivare all'accordo di associazione con l'Ucraina.
L'accordo sembra peraltro allontanarsi. La firma sarebbe prevista per fine mese, ma il Parlamento ucraino – lacerato da divisioni – ieri non è riuscito a produrre neppure una bozza approssimativa della legge per consentire all'ex premier Julia Tymoschenko, oggi in carcere, di curarsi all'estero: una precondizione cui la Commissione europea non intende rinunciare.
Se la portavoce Holzner non ha parlato troppo presto, la partita energetica potrebbe paradossalmente sbloccarsi per prima. «Siamo molto vicini a un accordo – ha assicurato la portavoce – Sono stati concordati i contenuti, in base ai quali il gas fluirà da Ovest a Est attraverso la Slovacchia verso l'Ucraina. Si tratta solo di mettere la firma, cosa che dovrebbe avvenire nel giro di pochi giorni». Holzner ha rivendicato parte del merito alla Ue, ricordando che il commmissario per l'Energia Günther Oettinger per oltre un anno ha seguito e incoraggiato le trattative tra gli operatori di trasporto del gas dei due Paesi, Eustream per la Slovacchia e UkrTransGaz per l'Ucraina.
Kiev aveva sperato di poter concludere più velocemente la questione: un accordo era stato annunciato per giugno, poi per luglio e infine per settembre, ma Eustream aveva mostrato forti resistenze, che l'Ucraina aveva attribuito a pressioni russe. Le difficoltà sono evidentemente state superate. Secondo il Wall Street Journal, che ha segnalato per primo una svolta nelle trattative, Eustream riceverà richieste di capacità tra dicembre e febbraio. Se ci sarà sufficiente domanda, effettuerà le modifiche tecniche necessarie sulla rete per inviare gas in Ucraina, presumibilmente da settembre 2014.
A vincere le resistenze di Bratislava potrebbe essere stata proprio la Commissione Ue, che da tempo ha assunto una linea dura con Gazprom, arrivando ad aprire nei suoi confronti un'indagine Antitrust. Tra i progetti che Bruxelles sembra avere più a cuore c'è l'apertura di un corridoio Nord-Sud, che consenta di diversificare le rotte di approvvigionamento del gas nell'Europa centro-orientale, ancora molto dipendente dalla Russia.
L'Ucraina punta ad essere coinvolta anche nel Corridio Sud, che dovrebbe tradursi in realtà con la realizzazione dei gasdotti Tanap e Tap, che porteranno metano da Shah Deniz, in Azerbaijan, fino all'Italia: il ministro dell'Energia Eduard Stavytsky lunedì ha detto che Kiev è pronta a partecipare alla realizzazione di Tanap, il segmento turco, finanziando fino al 10% del budget, stimato di almeno 11 miliardi di $. La Repubblica ex sovietica sta infine cercando di sviluppare le proprie risorse metanifere: negli ultimi mesi ha sottoscritto contratti con Shell e Chevron per sviluppare depositi di shale gas e ne sta negoziando altri, anche nel gas convenzionale, con Eni, con cui ha relazioni dal 2011.
@SissiBellomo
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