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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2013 alle ore 10:37.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2013 alle ore 10:40.

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Carlo Cottarelli (Ansa)Carlo Cottarelli (Ansa)

ROMA - «Dopo aver battuto per 16 anni la Germania a calcio, potremmo diventare più bravi dei tedeschi in altre aree, anche nel settore della spesa pubblica». È una battuta quella pronunciata da Carlo Cottarelli per racchiudere in un fotogramma l'obiettivo che il commissario straordinario intende centrare per ridurre, «insieme e non contro le pubbliche amministrazioni», la spesa. Ma Cottarelli è convinto che «dobbiamo puntare non a essere in linea con la media degli altri Paesi europei ma a essere meglio della media degli altri, anche perché abbiamo un debito pubblico elevato».

E per tagliare questo traguardo occorre cominciare subito. Con una prima consistente riduzione di spesa nel 2014, ben al di là degli 1,5 miliardi di risparmi circolati nei giorni scorsi», da utilizzare quasi interamente per abbattere la tassazione sul lavoro.
Un taglio del cuneo da rendere ancora più marcato nel 2015 e nel 2016 alleggerendo la macchina amministrativa, anche attraverso la «fusione di alcuni enti e gruppi decisionali» e «facendo cadere alcuni antichi tabù», come l'impossibilità di un coordinamento operativo tra le singole forze di polizia e tra forze di polizia e Forze armate. Ma soprattutto agendo a tutto campo su sprechi e inefficienze, a cominciare dalla sanità e dal pubblico pubblico dove non non potrà essere eluso «il tema della mobilità». Interventi da confezionare al più tardi tra il mese di febbraio e quello di aprile del 2014. Che potranno però essere anticipati, probabilmente prima della fine del 2013 (ma con effetti sempre sul prossimo anno) da tagli selettivi ad hoc «su auto blu e forse consulenze». Quanto a costi e fabbisogni standard «si partirà dagli enti locali».

Anche i cittadini avranno un ruolo attivo con la possibilità di «esercitare una pressione sulle strutture inefficienti» facendo leva su una sorta di "pagella" sul servizio fornito. «A livello locale uno strumento per migliorare l'efficienza è la trasparenza: noi pubblicheremo più indicatori di efficienza che consentano al cittadino di individuare i centri di spesa meno efficienti».
L'obiettivo resta quello già fissato dal ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni: realizzare risparmi di spesa per 2 punti di Pil entro il 2016, ovvero 32 miliardi, quattro volte il taguardo minimo fissato, sempre per il 2016, dalla legge di stabilità all'esame del Parlamento. Cottarelli resta prudente e non fornisce cifre, ma è convinto di potercela fare. «Anche perché questa revisione della spesa è diversa dalle precedenti. Prima di tutto è fissato un obiettivo chiaro, 32 miliardi per il 2016. E questo fornisce un'ancora all'azione di governo». L'altra novità è la preventiva destinazione dei risparmi: «La maggior parte sarà utilizzata per ridurre la tassazione sul lavoro portandola verso la media dei Paesi dell'euro e ridare competitività al Paese, e una quota minoritaria per investimenti e riduzione di deficit e debito».

Il messaggio di Cottarelli è chiaro: bisogna guardare soprattutto ai benefici che produrrà per gli italiani e per le amministrazioni la nuova spending review e non soffermarsi soltanto sullo spettro dei tagli in arrivo. In altre parole: ridurre le tasse con i tagli alla spesa per far ripartire il Paese. Il commissario straordinario confida molto nel nuovo metodo di lavoro: «Questa non è la spending review di Cottarelli, non c'è un uomo solo al comando, la revisione della spesa la fa tutta la Pa, per questo ci saranno 25 gruppi di lavoro». E la leadership dei gruppi verticali «deve essere presa dai ministeri».
Muovendosi su questo binario Cottarelli spera di aggirare le resistenze burocratiche e di vincere quelle politiche. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, fa già muro contro i tagli. Ma il commissario straordinario cerca di stemperare le tensioni: «Al ministro dirò che il lavoro va fatto insieme, è un interesse di tutti efficientare la spesa. Ho già incontrato Zanonato e presto vedrò Giovannini e gli altri ministri». Anche su terreni insidiosi come quelli della Difesa e delle forze di polizia Cottarelli punta sul metodo del coinvolgimento dei soggetti interessati. Una strategia che il commissario straordinario conta di adottare anche con le parti sociali: «Sto pensando di costituire un gruppo di consultazione con sindacati, Confindustria e le altre associazioni del mondo produttivo che si riunisce mensilmente». Soprattutto con i sindacati la partita si annuncia ardua visto che nel mirino ci sono sanità e pubblico impiego.

«La mobilità del personale pubblico è un tema di importanza fondamentale anche per la modernizzazione della Pa. Dobbiamo considerare anche opzioni giudicate in passato impossibili». Cottarelli non aggiunge altro. Ma è chiaro che sullo sfondo c'è il tema della mobilità territoriale oltre a quella conseguente ai prossimi accorpamenti di strutture pubbliche. Un'altra tessera chiave nel mosaico della "spending" è la trasformazione dei dirigenti pubblici in veri e propri manager.
Quanto alla sanità, «il problema principale è quello delle grosse differenze» in tema di efficienza di spesa «tra le varie aree geografiche. Non si tratta di dare un taglio lineare, bisogna focalizzarsi sulle aree di inefficienza da eliminare per otternere risparmi». Anche le pensioni non saranno trascurate. Ma almeno per il momento «il fine è quello di esplorare le pensioni elevate, quelle d'oro e d'argento». Sui costi della politica i gruppi di lavoro si concentreranno su finanziamento dei partiti, Regioni, Comuni e Province. E in quest'ultimo caso si terrà conto anche alle proposte già esistenti in Parlmento. Un nutrito pacchetto di interventi che all'inizio della prossima primavera si tradurrà della prima tranche del piano operativo sulla spending review. Cottarelli non ha dubbi: «Il prossimo sarà un Def all'insegna della revisione della spesa che fanno le pubbliche amministrazioni, perché è così che si fa in tutto il mondo».

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