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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2013 alle ore 17:31.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2013 alle ore 21:09.

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«Anche con tutta la migliore volontà accusatoria non sarà possibile confermare questa sentenza nei gradi successivi di giudizio». A dirlo, rispolverando i toni sicuri di passate stagioni, sono i legali di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, che hanno accolto le motivazioni della sentenza Ruby sottolineando il suo aspetto «surreale», e «in totale contrasto con gli elementi probatori, con la logica, con i fondamentali principi di diritto e con la giurisprudenza della Corte di Cassazione».

Ruby, ricorda poi il collegio di difesa dell'ex premier, «ha sempre negato fin dal primo momento qualsiasi atto sessuale con il Presidente Berlusconi e qualsiasi dazione di denaro a ciò rivolta. La teste ha sempre ribadito che il Presidente era inconsapevole, comunque, della sua minore età». Per questo, la condanna a sette anni di reclusione «in un processo dove tutte le asserite persone offese ne attestano l'innocenza, compresi i funzionari di Ps, è davvero un fatto che poteva accadere soltanto a Berlusconi».

Alfano: (Ncd) condanna ingiusta
Batte il tasto della persecuzione giudiziaria anche il senatore del Nuovo CentroDestra, Renato Schifani, che nelle motivazioni del processo Ruby trova la conferma di come continui «l'accanimento giudiziario nei confronti del presidente Berlusconi». La pronuncia infatti «disegna un'identità e una personalità di Silvio Berlusconi completamente diversa da quella reale che abbiamo avuto modo di conoscere in tutti questi anni. Siamo certi che il castello accusatorio non troverà conferma negli ulteriori gradi di giudizio». Mentre Angelino Alfano, leader del Ncd, ha ribadito che ritiene «ingiusta» la condanna di Berlusconi. «Abbiamo ritenuto ingiusta la condanna e ribadiamo il giudizio dopo le motivazioni», ha dichiarato.

Sulla stessa linea anche il "lealista" Maurizio Gasparri (FI-Pdl), vice presidente del Senato, certo che si tratti «di una condanna basata su supposizioni, su pregiudizi, non avallata da alcuna prova, riferita a fatti mai accaduti e anzi ampiamente smentiti dagli stessi testi». La magistratura «che guarda dal buco della serratura ed ha una chiara impostazione ideologica», conclude, «nuoce gravemente a tutto il sistema giustizia. Che va ancora con maggiore urgenza riformato».

Leva (Pd): da Fi «solita giostra di accuse per difendere uno solo»
Secondo un copione ormai noto, dalle file del centrodestra si replica a stretto giro, accusando il centrodestra nelle sue varie declinazioni di prendere spunto dalla sentenza per rinnovare l'attacco alle toghe. Così. Il responsabile Giustizia del Pd, Danilo Leva, si scaglia contro Forza Italia, regista della «solita giostra fatta di aggressioni alla magistratura, con la consueta insofferenza nei confronti della legge».

Per Leva «non esiste alcun consenso popolare in grado di porre i cittadini, anche se si chiamano Berlusconi, al di sopra delle norme dello stato di diritto». I toni «violentissimi» usati dai sostenitori di Berlusconi, ricorda Leva, cercano solo di «sovvertire la realtà», ma «ci si difende nei processi e nelle aule dei tribunali e non cercando di distruggere il sistema giudiziario per coprire le responsabilità di uno solo».

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