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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2013 alle ore 13:21.
L'ultima modifica è del 22 novembre 2013 alle ore 22:21.

«Nagel mi suggerì di dimettermi prima del voto contrario. Gli dissi che se il consiglio voleva il mio avvicendamento avrebbe dovuto votarlo». Così l'ex amministratore delegato di Generali, Giovanni Perissinotto, racconta al sostituto procuratore di Milano, Luigi Orsi, le parole dell'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, poco prima del braccio di ferro che nel giugno 2012 portò il consiglio di amministrazione del gruppo assicurativo di Trieste a sfiduciarlo con 10 voti contro 5.
«Non ci sono elementi per ritenere con certezza che il mio avvicendamento in Generali abbia avuto a che fare con l'operazione Fondiaria-Unipol - racconta Perissinotto, ascoltato come testimone il 20 dicembre 2012 -. Sono convinto che Mediobanca mi abbia rimproverato non tanto di aver promosso o aiutato l'iniziativa di Sator-Palladio, quanto di non averla impedita o indebolita. Le ragioni che sono state rappresentate per motivare la sfiducia sono tre: l'andamento del titolo Generali in borsa; la disponibilità quale mio sostituto di Greco; il fatto che alcuni consiglieri ritenevano non avessi più la capacità di gestire l'impresa. Ricordo che Nagel e Pagliaro mi anticiparono la posizione di questi consiglieri». Fu allora che Nagel gli suggerì di dimettersi prima del voto contrario.
Perissinotto spiega anche quale era il legame tra Generali e Palladio ma precisa che Generali era estranea all'iniziativa di Palladio su Fondiaria. «Nel corso del 2007 - racconta - Generali ha deciso di avviare un piano di investimenti nel settore delle infrastrutture e ciò costituendo il fondo Vei. Questa iniziativa era stata pensata in modo estremamente importante. Questo fondo avrebbe dovuto avere una dotazione di 500 milioni di euro. L'amministrazione del Fondo fu affidata ad un advisory board internazionale. A capo del fondo fu nominato Gian Andrea Rizzieri».
Dopo il 2007, però Mediobanca, socio di Generali, suggerì di ridurre l'impegno in questa direzione. «In conseguenza di ciò - dice Perissinotto al pm - la dotazione del fondo fu ridotta a 150 milioni, Rizzieri si dimise e l'amministrazione fu affidata a Palladio Finanziaria. Palladio ha gestito il fondo effettuando alcuni investimenti. Quando, nei mesi scorsi, Palladio unitamente alla Sator di Matteo Arpe ha deciso di fare un'offerta per acquisire Fondiaria e di impiegare eventualmente in questa iniziativa una parte delle risorse di cui è dotato il fondo Vei, il rappresentante di Generali nel fondo, Massimo Perona ha votato contro». Ecco perché, secondo Perissinotto, Generali non avrebbe mai potuto partecipare all'acquisizione di Fondiaria.
«È ben vero - prosegue Perissinotto - che il Cda di Generali mi ha avvicendato proprio nel corso della contesa su Fondiaria ed è anche vero che io non ho nascosto tutte le perplessità che ho espresso e che mantengo sull'iniziativa di Unipol. Ho detto e scritto che questa operazione non mi convinceva e non mi convince per la salute di Unipol. Credo infatti che con questa acquisizione i problemi quanto di Unipol quanto di Fondiaria non siano stati risolti ma "portati in avanti". Io ho trovato e trovo tuttora inappropriato, che il socio di Generali, Mediobanca, si adoperi per questa fusione.
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