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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2013 alle ore 08:44.

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Sul convertendo Telecom non si calma la polemica. La Consob è ancora al lavoro sull'esposto presentato da Marco Fossati e dall'Asati (che ha contestato anche la cessione di Telecom Argentina), entrambi – Findim e la categoria dei piccoli azionisti privati – tagliati fuori dal collocamento. Fossati ha lamentato di non essere stato messo in grado di partecipare, benchè Findim rientrasse tra gli investitori qualificati cui era riservata l'emissione. I piccoli azionisti erano invece esclusi ab origine.
Giovedì, subito dopo l'audizione in Senato, l'ad di Telecom, Marco Patuano, si è recato in Consob accompagnato dal general counsel Antonino Cusimano e dal cfo Piergiorgio Peluso. Ma oggetto dell'incontro erano piano e cessione di Telecom Argentina, non il convertendo, tema sfiorato solo incidentalmente. Peraltro nella disponibilità della Consob c'è già la documentazione delle banche relativa al collocamento del bond. Dopo le dichiarazioni rilasciate in Senato da Patuano, la replica successiva del comunicato di Fossati e la precisazione contenuta in una nota del gruppo, Massimo Mucchetti – presidente della commissione Industria del Senato che ha promosso gli incontri conoscitivi sul caso Telecom – ha detto di aspettarsi comunque che la Consob convochi le parti chiamate in causa – oltre a Patuano, il country manager di Morgan Stanley in Italia Domenico Siniscalco, lo stesso Fossati e le banche collocatrici – per chiarire la dinamica dell'operazione. Condizioni del convertendo e modalità di collocamento sono in linea con le procedure standard per questo strumento che, per la verità, non ha amplissima diffusione, tant'è che dall'inizio dell'anno sono state solo due le emissioni da parte di società quotate in Europa (Volkswagen e Arcelor-Mittal). Si potrebbe discutere dell'opportunità di ricorrere a una forma di raccolta di capitale che di fatto discrimina tra azionisti ammessi e azionisti esclusi, in una situazione incandescente come l'attuale. Tanto più che, in questo caso, non regge la spiegazione secondo cui il convertendo non è adatto ai risparmiatori, dato che quando sarà quotato in Borsa (entro metà marzo) il bond potrà essere acquistato anche dai privati, ma a prezzi che non saranno più quelli dell'emissione.
Ad ogni modo il management di Telecom aveva ritenuto di presentarsi al road-show con due operazioni già realizzate – Telecom Argentina e appunto il convertendo – che permettevano di ottenere la metà delle risorse finanziarie che il piano triennale si prometteva di recuperare. Il convertendo, difatti, è andato a ruba in poche ore. Iniziato alle 18.47 di giovedì 7 novembre, mentre era ancora in corso il cda, il collocamento si era poi concluso prima della mezzanotte dello stesso giorno.
Una telefonata da parte di JP Morgan – uno dei tre bookrunner (gli altri erano Morgan Stanley e Bnp) – in Findim in effetti quella sera c'è stata, ma non ha avuto risposta perchè gli uffici erano chiusi. Era stato lo stesso Fossati più tardi in serata – alle 22.44 – ad attivarsi per avere informazioni sull'operazione, contattando via sms Siniscalco, il quale però non era a conoscenza dei dettagli e l'aveva rinviato al giorno successivo. Fatto sta che il giorno dopo non era rimasto più nulla di invenduto.
Ora l'Asati chiede di verificare come si sono svolti i fatti, alla luce anche di quanto comunicato da Telecom giovedì, e di sapere l'ammontare delle commissioni corriposte a UniCredit, Mediobanca e Intesa che – con Citi, Credit Suisse, Deutsche Bank e Ubs, oltre ai tre bookrunner – hanno fatto parte del pool dei collocatori.
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