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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2013 alle ore 14:37.
L'ultima modifica è del 23 novembre 2013 alle ore 15:10.

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(Ap)(Ap)

TOKYO - È allarme internazionale per il futuro della libertà di espressione e di stampa in Giappone. La Dieta si appresta ad approvare settimana prossima un disegno di legge presentato dal governo Abe per il rafforzamento della tutela dei segreti di Stato, considerato da molti una chiara minaccia al diritto dei cittadini all'informazione.

Giornalisti, scrittori, organizzazioni per i diritti civili e da ultimo due rappresentanti informali dell'Onu per i diritti umani hanno espresso la loro grave preoccupazione per una normativa che, oltre a inasprire le pene per le violazioni, amplia a dismisura il perimetro del segreto di Stato e la sua durata, attraverso definizioni vaghe affidate alle alte burocrazie. Il governo Abe è stato peraltro abile nel cercare di inquadrare la supposta esigenza di una protezione più rigida dei segreti nel contesto di una riforma di alcune strutture governative, con la creazione di un Consiglio per la Sicurezza nazionale, e come misura-chiave per ottenere la fiducia di partner esteri nello scambio e condivisione di informazioni riservate.

GIORNALISTI. Il Foreign Correspondents' Club of Japan ha dato voce ai timori dei giornalisti stranieri a Tokyo, che condividono le preoccupazioni molto diffuse tra i loro colleghi giapponesi. Lucy Birmingham, presidente del Fccj, ha emesso una dichiarazione in cui dichiara l'allarme "per il testo della legge, così come per certe dichiarazioni ad essa associate fatte da alcuni parlamentari della maggioranza, riguardanti la messa nel mirino dei giornalisti come potenziali target per incriminazioni e incarcerazioni". In passato, vari membri dell'Fccj hanno contribuito a rivelare scandali governativi, mentre di recente hanno messo in evidenza le insufficienze e le contraddizioni dell'informazione pubblica sulle conseguenze dell'incidente nucleare di Fukushima Daiichi.. Michael Penn, chair del Freedom of Press Committee dell'Fccj, evidenzia che "quasi tutte le politiche governative potrebbero essere collegate a questioni di sicurezza nazionale o difesa, così come interpretato dal governo stesso". Un punto molto critico riguarda il passaggio della legge in cui si ordina in sostanza ai giornalisti di non usare "metodi inappropriati" (inappropriati come? Probabilmente anche l'ascolto casuale di una conversazione in un bar) nell'indagare sulle politiche governative.

SCRITTORI. Il Pen International e il Pen Club giapponese hanno preso una posizione molto forte in proposito. John Ralston Saul, International presidente di Pen International, ha detto che "l'ossessione per la sicurezza può essere di moda oggi in Giappone come nelle Americhe o in Europa, ma non per questo è giusta. Le democrazie poggiano su tre fattori: i cittadini, la loro libertà di espressione e la trasparenza dei loro governi. Indebolendoli, si mina la democrazia". Il disegno di legge giapponese, prosegue, riguarda non tanto le necessità dello Stato: "Pare piuttosto un caso di politici e funzionari statali che si nascondono dietro una idea gonfiata di segretezza e un'ossessione per la sicurezza che rasenta l'isteria, il tutto per accumulare potere per se stessi minando il diritto dei cittadini all'informazione e alla libertà di espressione".
"Con grande preoccupazione ho appreso la notizia sulla prevista riduzione dei diritti democratici di free speech in Giappone, secondo un trend pericoloso e estremamente scoraggiante di attacchi alla dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani. Un trend iniziato negli Usa dopo l'11 settembre e seguito da una serie di Paesi. Non avrei creduto che il Giappone si mettesse su questa scia! Offro tutto il mio supporto alla campagna del Pen Club giapponese per fermare questa normativa imposta alla nazione da un governo dalla vista corta", ha dichiarato lo scrittore Eugene Schoulgin, vicepresidente di Pen International.

"La proposta di legge giapponese sui ‘segreti designati' non solo prende di mira scrittori e giornalisti minacciando di sanzionarli per il fatto di svolgere il loro lavoro, ma anche toglie diritti ai cittadini giapponesi. Così come è scritta finora, creerebbe un clima di autocensura e incertezza", ha dichiarato Marian Botsford Fraser, Chair del Writers in Prison Committee del Pen International.
Per Masaaki Nishiki, chair del Writers in Prison del Japanpen Club, "si rischia un ritorno a un passato in cui la democrazia, passo dopo passo, viene erosa": in questo senso, il passato del Giappone è tragico, con l'instaurarsi di una dittatura militarista di fatto negli anni Trenta attraverso leggi liberticide che consentivano persino di punire i "pensieri pericolosi" per lo Stato.

RAPPORTEURS ONU: Due Special Rapporteurs per i diritti umani dell'Onu si sono uniti al coro di preoccupazioni. Frank La Rue (rappresentante per la liberàt di espressione) ha sottolineato che "la trasparenza è un requisito fondamentali della governance democratica": il disegno di legge Abe "non solo sembra stabilire termini molti ampi e vaghi per la segretezza ma include anche gravi minacce di sanzioni per gli informatori e anche i giornalisti". Anand Grover, Special Rapporteur per il diritto alla salute, ha sottolineatola necessità di assicurare la massima trasparenza specialmente nel contesto di situazioni di emergenza: "Specialmente nei casi di calamità naturali, è essenziale assicurare che il pubblico abbia informazioni coerenti e tempestive che consentano di prendere decisioni consapevoli riguardanti la propria salute". Questo è proprio un riferimento all'insufficienza delle informazioni fornite dal governo giapponese, spesso con ritardo, in seguito all'incidente nucleare di Fukushima Daiichi. "La maggior parte delle democrazie, Giappone incluso, riconoscono chiaramente il diritto all'accesso all'informazione. Così come la protezione della sicurezza nazionale può richiedere riservatezza in circostanze eccezionali, gli standard sui diritti umani stabiliscono il principio che la massima trasparenza debba sempre guidare la condotta dei pubblici funzionari".

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